martedì 30 maggio 2017

Bee happy : storie di alveari, mieli e apiculture di Barbara Bonomi Romagnoli
«Veniamo dalla terra, torniamo alla terra, in mezzo c’è un giardino». È sconosciuto l’autore di questo aforisma che si presta perfettamente a rendere l’idea di che cosa sia il mondo di queste individue danzanti. È dall’immagine circolare della copertina che inizia il racconto di Barbara Romagnoli per descrivere il mondo di questi preziosi insetti: la danza come linguaggio; la mente collettiva del super organismo come modalità per esistere; il loro ruolo fondamentale per l’agricoltura e per l’esistenza degli esseri viventi sulla Terra; i saperi che si intrecciano con i prodotti dell’alveare (cera, miele, polline, propoli e pappa reale); le culture espresse da una nuova generazione che ha scelto di dedicarsi all’apicoltura; le donne, sempre di più; gli aromi dei mieli uniflorali e i mieli millefiori, i colori del polline. Come per il vino e la cultura materiale, per parlare di apicultura, dell’etica della sua produzione e dell’ambiente nel quale essa avviene, oggi occorre farlo lasciando parlare quella generazione che torna in campagna munita di un sapere urbano, capace di guardare alla tradizione e di tradirla con nuove culture e nuove pratiche.



Con una prosa ibrida, a volte ironica, altre polemica, l’autrice descrive l’ampia serie di tipologie umane incontrate nella sua attività professionale: l’apicultore taciturno e solitario, quello gramsciano, l’ex avvocato, il nomadista (che sposta le api per farle nutrire di pollini differenti), lo stanziale (sostenitore del legame con il territorio), il monoflora (secondo il quale il miele deve provenire da un solo tipo di fiore), il “razzista” difensore della purezza genetica dell’ape. Si tratta di un mondo variegato che solo in Italia conta 11 mila apicultori professionisti cui vanno sommati altri 40 mila produttori di miele a fini hobbistici o di autoconsumo, per un totale di 1,6 milioni di alveari e 6.300 miliardi di api. Bee Happy insegna molte cose: ad esempio che la struttura sociale dell’alveare assomiglia più al decentramento anarchico che alla monarchia; che le api permettono la riproduzione dell’80% delle piante del mondo; che comunicano attraverso segnali tattili delle antenne; che danzano per inviare segnali di servizio, ma anche per condividere emozioni di gioia o di paura.

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