lunedì 8 maggio 2017

Ha creato scalpore e moralismi. Ma "Bruciare tutto" di Walter Siti, che tratta argomenti scabrosi, non dà risposte. Pone domande. Come sa fare la vera letteratura
 Michela Murgia









Bruciare tutto di Walter Siti

Il protagonista del nuovo romanzo di Siti si chiama Leo Bassoli, ha trentatré anni e fa il prete. Sperimenta una fede autentica, che non ha bisogno di surrogati: lui in Dio crede veramente, ogni tanto ne sente ronzare la voce. La sua conversione non è quindi metaforica, ma letterale e sincera, anzi estremistica. «Certi preti sembra sempre che succhiano una caramella, scendono dal pulpito facendo le fusa...»: Leo invece provoca conflitti, pensa che non possa esistere una religione moderata. Fa con i suoi mezzi quello che dovrebbe fare ogni forma di autentica cultura: mette il prossimo di fronte all’evidenza di un «estremo», uno scandalo che ci circonda, ma che ci sforziamo in mille modi di ignorare. Il che risulta imbarazzante per molti dei suoi parrocchiani, lì dove Leo

predica, nel cuore borghese, benestante e progressista di Milano. Più che confessare i fedeli, li psicanalizza; più che assolverli li inchioda e li condanna. Se Leo fatica tanto a perdonare il prossimo è perché è se stesso che non riesce a perdonare. Sinuosamente il romanzo ci avvicina al cuore del suo segreto, che è il più sacrilego e assoluto dei peccati. A Leo piacciono i bambini, fin da quando era ragazzo; all’epoca del seminario, a Roma, ha avuto un rapporto con un suo allievo di undici anni. Da allora Leo si impedisce di cadere in tentazione, ma nel centro esatto del libro quell’amore lontano e rimosso torna a farsi vivo. La visita innesca domande vecchie e nuove, si collega a legami più recenti (non sessuali stavolta, pedagogici). Il bambino che viene dal passato, diventato adulto, proietta la sua ombra su un altro bambino che frequenta la parrocchia di Leo, con risultati devastanti. Nella pedofilia repressa e nel rimorso del protagonista prende forma il desiderio nella sua forma più totalizzante e distruttiva: la crisi di Leo si intreccia alle crisi, diversissime ma equivalenti, di altri parrocchiani. Un tormento privato diventa metafora di quel che può accadere quando il bisogno confuso di una scelta radicale incontra la paura di quella stessa scelta; il confronto tra ragione, morale e desiderio è il ring su cui salgono a combattere tutti i principali personaggi di Bruciare tutto. Nella seconda parte del libro si attivano e deflagrano le simmetrie che la prima parte ha minuziosamente costruito, e protagonista diventa lo spirito del tempo. Leo si fa emblema di ogni società in procinto di affrontare una trasformazione irreversibile, di ogni mondo che stagna e per questo «desidera e teme un temporale». Il tema non detto del libro è quindi la rivoluzione. Il più inattuale dei temi, il più impossibile, il più urgente.

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