Ha creato scalpore e moralismi. Ma
"Bruciare tutto" di Walter Siti, che tratta argomenti scabrosi, non
dà risposte. Pone domande. Come sa fare la vera letteratura
Michela
Murgia
Bruciare tutto di Walter Siti
Il
protagonista del nuovo romanzo di Siti si chiama Leo Bassoli, ha trentatré anni
e fa il prete. Sperimenta una fede autentica, che non ha bisogno di surrogati:
lui in Dio crede veramente, ogni tanto ne sente ronzare la voce. La sua
conversione non è quindi metaforica, ma letterale e sincera, anzi estremistica.
«Certi preti sembra sempre che succhiano una caramella, scendono dal pulpito
facendo le fusa...»: Leo invece provoca conflitti, pensa che non possa esistere
una religione moderata. Fa con i suoi mezzi quello che dovrebbe fare ogni forma
di autentica cultura: mette il prossimo di fronte all’evidenza di un «estremo»,
uno scandalo che ci circonda, ma che ci sforziamo in mille modi di ignorare. Il
che risulta imbarazzante per molti dei suoi parrocchiani, lì dove Leo
predica,
nel cuore borghese, benestante e progressista di Milano. Più che confessare i
fedeli, li psicanalizza; più che assolverli li inchioda e li condanna. Se Leo
fatica tanto a perdonare il prossimo è perché è se stesso che non riesce a
perdonare. Sinuosamente il romanzo ci avvicina al cuore del suo segreto, che è
il più sacrilego e assoluto dei peccati. A Leo piacciono i bambini, fin da
quando era ragazzo; all’epoca del seminario, a Roma, ha avuto un rapporto con
un suo allievo di undici anni. Da allora Leo si impedisce di cadere in
tentazione, ma nel centro esatto del libro quell’amore lontano e rimosso torna
a farsi vivo. La visita innesca domande vecchie e nuove, si collega a legami
più recenti (non sessuali stavolta, pedagogici). Il bambino che viene dal
passato, diventato adulto, proietta la sua ombra su un altro bambino che
frequenta la parrocchia di Leo, con risultati devastanti. Nella pedofilia
repressa e nel rimorso del protagonista prende forma il desiderio nella sua
forma più totalizzante e distruttiva: la crisi di Leo si intreccia alle crisi,
diversissime ma equivalenti, di altri parrocchiani. Un tormento privato diventa
metafora di quel che può accadere quando il bisogno confuso di una scelta
radicale incontra la paura di quella stessa scelta; il confronto tra ragione,
morale e desiderio è il ring su cui salgono a combattere tutti i principali
personaggi di Bruciare tutto. Nella
seconda parte del libro si attivano e
deflagrano le simmetrie che la prima parte ha minuziosamente costruito, e
protagonista diventa lo spirito del tempo. Leo si fa emblema di ogni società in
procinto di affrontare una trasformazione irreversibile, di ogni mondo che
stagna e per questo «desidera e teme un temporale». Il tema non detto del libro
è quindi la rivoluzione. Il più inattuale dei temi, il più impossibile, il più
urgente.
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