mercoledì 31 maggio 2017

Nome in codice Siegfried : un reduce delle SS protagonista di una storia ai confini della realtà di Adriano Monti


 “Sono stato volontario nelle SS, prendendo in seguito parte all’Operazione Odessa; ho contribuito al tentativo di evangelizzazione dell’Urss, in chiave anticomunista, con l’operazione Chiesa del silenzio, che ancora mai nessuno ha raccontato; ho difeso l’Italia dalla minaccia del Kgb e di un’invasione sovietica a lungo ventilata durante la Guerra fredda; sono stato in missione in Egitto in concomitanza con la Guerra dei sei giorni; in Libano, al fianco del presidente Pierre Gemayel, contro i palestinesi; al confine tra Swaziland e Mozambico negli anni caldi della guerra civile e, infine, nei Balcani nei momenti drammatici della disgregazione della Iugoslavia e dello scontro serbo-croato dei primi anni Novanta”.
A quindici anni Adriano Monti si arruola volontario nelle SS internazionali spacciandosi per maggiorenne. Vuole combattere contro l’Armata rossa, finirà nella morsa della resistenza partigiana. Segue la strada del padre, gerarca fascista in Toscana poi funzionario del ministero delle Corporazioni della Repubblica di Salò, condannato a morte dal Tribunale del popolo e scampato per miracolo all’esecuzione. Dopo l’arresto a opera dei partigiani, Adriano Monti sarà trasferito in un campo di prigionia americano non lontano da Pisa. Sessant’anni dopo, nel 2005, Adriano Monti è un signore quasi dimenticato. Certo, è finito un anno in carcere nel 1975 per la sua partecipazione al golpe Borghese, ma poi, dopo essere anche espatriato in Francia, è finito pure assolto. Così, per tutti, compresa la moglie e i figli, in quel 2005 è ancora un tranquillo ginecologo che, dopo un’esistenza spesso in giro per il mondo, vive la parte finale della sua vita in una casa del Reatino. La sua copertura è durata oltre mezzo secolo. Ma un giorno del 2005 su Repubblica viene fuori la storia della sua appartenenza alla Rete Gehlen.

Reinhard Gehlen, conosciuto anche come Herr Doktor, è una figura quasi leggendaria di agente segreto già all’epoca di Adolf Hitler e del Terzo Reich e uscito indenne dai rovesci della storia. Alla fine del conflitto mondiale fu a capo del Bundesnachrichtendienst (Bnd) il servizio segreto dell’allora Germania Ovest; nei primi anni del dopoguerra Gehlen mette quindi in piedi la sua rete di uomini fidati in contatto con Nato e Cia. Tra questi c’è Otto Skorzeny, l’uomo che Hitler mandò a liberare Benito Mussolini a Campo Imperatore nel settembre del 1943 e che fino alla sua morte troverà casa e lavoro come spia anticomunista al servizio di Gehlen nella Madrid di Francisco Franco. Nel 1947, quando la Rete Gehlen inizia a muovere i suoi passi nell’Europa liberata – prima come agenzia di viaggio dei nazisti diretti a ingrossare le file dello spionaggio americano, poi come macchina di controspionaggio vera e propria – il giovane Adriano vi aderisce con convinzione. E in questa ottica continuerà a studiare, a diplomarsi e a laurearsi in Medicina. Adesso è “Siegfried”: in questo libro c’è tutta la storia, sua e del Paese.

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