venerdì 25 agosto 2017

Accattone,  un film di Pier Paolo Pasolini
L'esordio al cinema di Pasolini
È la storia di un «ragazzo di vita», cioè di uno di quei sottoproletari romani che Pasolini, verso la fine degli anni cinquanta, fece protagonisti di alcune sue opere, da Ragazzi di vita a Una vita violenta.  ‘Accattone” è un tale che campa sfruttando una prostituta. Il giorno in cui costei finisce in prigione, lui resta all’asciutto e mette subito gli occhi addosso ad un’altra ragazza da avviare al marciapiede: la trova, ma l’ingenuità di questa riesce a far breccia nel suo animo e dopo un po’ eccolo rinunciare alle sue intenzioni. Per vivere tenta di lavorare, ma, inadatto, rinuncia subito; così ruba: colto sul fatto, fugge a pazza velocità su di una moto rubata, ma la sua corsa sarà breve.


«In Accattone ho voluto rappresentare la degradazione e l’umile condizione umana di un personaggio che vive nel fango e nella polvere delle borgate di Roma. Io sapevo, sentivo, che dentro questa degradazione c’era qualcosa di sacro, qualcosa di religioso, un senso vago e generale della parola, e allora questo aggettivo, ‘sacro’, l’ho aggiunto con la musica».
Pasolini sceglie brani di La Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach come musica del film: Il Sacro e Il Sublime entrano in rapporto diretto con l’umile, il profano e il volgare. Il Coro finale della Passione bachiana, vero e proprio filo conduttore del film, è una manifestazione del destino di Accattone, ma anche il preludio per il suo riscatto. E’ proprio la musica che innalza Accattone, povero Cristo, appone di borgata, dalla miseria in cui lui e la sua gente si trovano confinati; è la musica che lo mostra al mondo, col suo coraggio e la sua viltà, innalzandolo al cielo in punto di morte, dalla polvere in cui ha sempre vissuto.

Il film fu proiettato alla Mostra di Venezia del 1961 e subito rivelò la sua violenza rinnovatrice; Accattone fu il gesto blasfemo con cui i sottoproletari, le prostitute, i ladri di polli strapparono alle star hollywoodiane, agli eroi di guerra, ai comici del varietà un lembo di schermo, un posto al sole nell'immaginario novecentesco.

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