martedì 1 agosto 2017

Umami di Laia Jufresa

«Solo che non è nemmeno un fiume la nostra tristezza, è acqua stagnante. Da quando Luz è affogata, c’è sempre qualcosa che affoga a casa nostra. Certi giorni no. Ci sono giorni in cui si potrebbe credere che siamo ancora vivi, i cinque rimasti della famiglia: mi viene un brufolo, Theo riceve una telefonata da una ragazza, Olmo dà il suo primo concerto, papà torna da una tournée, mamma fa una torta. Ma poi entri in cucina e c’è la torta, ancora cruda, sul tavolo di legno, la metà della superficie già punzecchiata con la forchetta, l’altra ancora liscia, mamma con la forchetta sospesa per aria, la forchetta immobile, lei imbambolata, e allora capisci che a casa saremo per sempre quasi sei».


Romanzo corale ambientato a Città del Messico, Umami racchiude in sé storie di famiglie e di solitudini, di dolori e ricordi che riaffiorano, di tanti sapori diversi e variegati – proprio come la vita. Diviso in quattro sezioni, ognuna di esse composta a sua volta da capitoli narrati da più voci e sempre a ritroso nel tempo (dal 2004 al 2000), l’esordio letterario di Laia Jufresa colpisce per la sua versatilità e per le infinite sfumature sul significato dell’esistenza che riusciamo a scorgere tra le sue pagine. Gli abitanti di Villa Campanario ci offrono un pezzetto di sé, stimolando i nostri sensi e  rendendoci partecipi delle emozioni e degli imprevisti che si susseguono nelle loro vite. Il comprensorio di Villa Campanario è speciale perché ogni casa prende il nome da uno dei cinque gusti : acido, amaro, salato, dolce e umami. Conosciamo così Marina, giovane pittrice con evidenti disturbi alimentari; Beto e Pina, rimasti soli in seguito all’abbandono di Chela (rispettivamente moglie e madre), che cercano di arrangiarsi come meglio possono e di colmare il vuoto lasciato nelle loro vite; Ana e la sua famiglia, sconvolta dalla morte prematura della sorellina Luz, di appena cinque anni; il dottor Semitiel, uno dei maggiori esperti di milpa, amaranto e umami in Messico, che ci accompagna con struggimento e pathos all’interno della sua relazione con la defunta moglie, Noelia.

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