mercoledì 22 marzo 2017

Addio, mia unica di Antoine Audouard




Al centro del romanzo è la passione fra l'intellettuale più famoso del XII secolo e la sua allieva più dotata, una storia d'amore dolorosa che, dopo un forzato distacco, continua nelle lettere dei due amanti. Audouard racconta la storia di Abelardo ed Eloisa a modo suo, rispettando la verità storica, ma inserendo la figura inventata di Guglielmo, allievo di Abelardo e suo tramite presso Eloisa, della quale si innamora follemente; un testimone che narra in prima persona gli incontri e i sospiri degli amanti e li racchiude nella cornice del romanzo.
Gabriel Metsu


Jan Vermeer


Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke
Le Lettere a un giovane poeta furono realmente indirizzate da Rilke al giovane scrittore Kappus fra il 1903 e il 1908. Pubblicate postume nel 1929, si diffusero in breve tempo nei paesi di lingua tedesca come una specie di breviario – non tanto d’arte quanto di vita.



Lettere d'amore di Jules Michelet, Athénais Mialaret
Questo carteggio tra Jules Michelet e la sua futura sposa Athénaïs Mialaret, è stato definito da un critico: «uno dei più nobili e commoventi romanzi d'amore della storia letteraria». Di sicuro il carteggio è un romanzo psicologico come forse l'epoca in cui fu scritto non avrebbe saputo produrre ad arte. È il progressivo, ma già destinato, maturare di un amore difficile da confessare e difficile da difendere, che viene inscenato dai protagonisti, che sanno e non sanno, dicono e agiscono con sincerità ma sotto le frasi palesi si intravede la trama di un disegno segreto agli stessi inconsapevoli strateghi amorosi; che si presentano secondo i ruoli romantici caratteristici del protettore e della debole fanciulla ma si indovina la forza di lei e il bisogno di lui. Quando si scambiano la prima lettera, Michelet è forse il massimo storico del momento, ma è solo e i suoi figli grandi sono andati per la loro strada, e lui immalinconito «s'era chiuso in se stesso», Athénaïs è una piccola istitutrice orfana, che il lavoro ha chiamato a Vienna, a insegnare alle figlie di una principessa. Tra i due corrono trent'anni: Jules è un cinquantenne energico nel pieno dell'attività, Athénaïs una ventenne colta, con evidenti inclinazioni letterarie, che lamenta una salute fragile. La differenza d'età rende lei avventurosa e lui arcigno, in principio, ma poi, con tutti i rallentamenti e le accelerazioni, le timidezze e le forzature, i colpi di scena e le banalità, inizia il copione amoroso. Sullo sfondo c'è la rivoluzione del 1848, che i due si raccontano tra Parigi e Vienna.

Lou mia regina di Guillaume Apollinaire
C' è di che perdere la testa a seguire gli slanci sentimentali ed erotici di Guillaume Apollinaire, il poeta francese di origine polacca passato alla storia come il genio dell'avanguardia surrealista di inizio ‘900. In realtà è lui il primo a perdere la testa: per Geneviève-Marguerite-Marie-Louise de Pillot de Coligny-Châtillon, detta Lou, la contessina incontrata in una fumeria d' oppio di Nizza la notte tra il 27 e il 28 settembre 1914. Non più giovanissima, con i suoi 33 anni, sposata e divorziata, legata a un uomo che chiama Toutou, pure lui destinato al fronte come il futuro poeta dei Calligrammi. La prima di una lunghissima serie di lettere risale allo stesso 28 settembre, ed è una dichiarazione d'amore senza mezzi termini. Non sono passate ventiquattr'ore dal primo incontro nella casa d'estasi provenzale e già il poeta parla di «fremiti tanto deliziosamente puri» nel ripensare al sorriso, alla voce, allo sguardo della cerbiatta che però non tarda a diventare scoiattolo in fuga verso relazioni multiple. Un amore non del tutto ricambiato sul piano sentimentale, ma che non esclude picchi di travolgente passione carnale. Guillaume sapeva bene di non poter contare sulla fedeltà di Lou: troppo libera e desiderosa di vita, la contessina, circondata com'era da schiere di spasimanti  in lista d'attesa e non certo respinti. Eppure Guillaume non molla, non lascia trapelare gelosie, insiste, implora l' amante di non mentirgli, accetta con malcelata rassegnazione i suoi capricci, a tratti gioca anche lui il gioco dei doppi sensi, dei languidi sottintesi, delle allusioni libertine.


Sicché le lettere si inarcano in inni eccelsi alla «cara divinità del mio cuore», al «mio gelsomino, mia bacca d' alloro», in toni struggenti da amor cortese, ma non tralasciano di soffermarsi, con resoconti puntuali, sull' evocazione delle due notti di follia a Nîmes, sul ricordo del corpo di lei «squisito e saporoso», su «quelle parti che ho così ben sbattute», sul «caro umidore della grotta misteriosa dove si rintana la voluttà». Intanto però Apollinaire, nei primi giorni del 1915, ha incontrato in treno la giovane bellissima Madeleine Pagès, con la quale si fidanzerà in agosto. Eppure, anche se la rottura con Lou si è consumata da mesi e dall' ultimo incontro si sono ripromessi di restare buoni amici, il povero artigliere finito nella foresta delle Argonne non cessa di scriverle, appena può, lettere appassionate dal fronte. Ed è qui che nelle lettere si mescolano l' angoscia e il fervore esaltante del combattimento, le cronache delle estenuanti manovre militari, dei pasti consumati in fretta, della solidarietà con i commilitoni. Apollinaire cerca la complicità di Lou, la implora di sollevargli il morale con i suoi racconti licenziosi, le promette pensieri notturni molto intimi, le manda «baci appassionati, folli». L' ultima lettera alla contessa de Coligny-Châtillon è del 18 gennaio 1916. Il soldato semplice, intanto, era diventato sottotenente. Il 17 marzo verrà ferito in testa dallo scoppio di una granata. Il 10 maggio subirà una trapanazione al cervello, poi la febbre spagnola se lo porterà via il 9 novembre 1918 con il ricordo struggente e ardito della sua fumatrice di oppio.


Adorata creatura : le lettere di Vita Sackville-West a Virginia Woolf
L'epistolario tra Vita Sackville-West (1892-1962), grande aristocratica, figura eccentrica, abituata a seguire fino in fondo le sue passioni, e Virginia Woolf (1882-1941), scrittrice eccelsa, anima complessa, soggetta a crisi di depressione, è una delle cose più belle connesse alla letteratura inglese del Novecento. Vita Sackville-Wes e Virginia Woolf si incontrano per la prima volta nel 1922 a una cena da amici e da quel momento cominciano a frequentarsi e a scriversi con un'assiduità che non verrà mai meno fino alla morte di Virginia nel 1941. Della loro relazione d'amore e di amicizia si è detto fino a oggi molto poco. Le lettere qui raccolte documentano finalmente questa straordinaria avventura, quasi vent'anni di un rapporto intenso e duraturo tra due donne molto diverse ma legate da una grande passione: la scrittura. Vita era sensuale, imperiosa, di nobili origini, Virginia era fragile, introversa, indecifrabile: l'una ammirava nell'altra le doti che credeva di non possedere. Lettera dopo lettera, questo epistolario rivela l'indole più segreta delle due scrittrici, getta uno sguardo indiscreto sull'ambiente letterario che frequentavano, apre squarci di vita quotidiana, tra confidenze, pettegolezzi, istantanee policrome di un'epoca, in un continuo fuoco d'artificio. Senza questo rapporto Virginia Woolf non avrebbe mai composto uno dei suoi romanzi più belli, "Orlando", dedicato a Vita e definito la più lunga e affascinante lettera d'amore mai scritta.



Il volo della mente : lettere 1888-1912 di Virginia Woolf
Jan Vermeer

E questo il primo di sei volumi in cui si dipana tutto l'epistolario (4500 lettere) di Virginia Woolf, da un impertinente e accorato bigliettino della bambina Virginia Stephen a quattro anni, nel I885, fino all'estremo appunto vergato poco prima del suicidio, nel I94I.



Amato ragazzo : lettere a Hendrik C. Andersen : 1899-1915 di Henry James
Henry James (1843-1916), il maturo scrittore che trasforma l'arte del romanzo alle soglie del Novecento; Hendrik Christian Andersen (1872-1940), un giovane scultore che vuole segnare il "nuovo" del secolo con la sua opera. Un uomo sulla sessantina, mondano e solitario, e un ragazzo bello e vigoroso, si incontrano e la loro corrispondenza è testimonianza di un appassionato intreccio tra arte e vita, tra America ed Europa, tra maturità e giovinezza, tra attraziione fisica e comunanza intellettuale.

Lettere a Milena di Franz Kafka
La cronistoria di un amore impossibile nelle lettere di Kafka alla scrittrice boema Milena Jesenskà, traduttrice dei suoi primi racconti. una giovane donna generosa, spregiudicata, di grande intelligenza, che morirà in un lager tedesco nel 1944.

L'altro processo : le lettere di Kafka a Felice di Elias Canetti
Jan Vermeer

Franz Kafka conobbe Felice Bauer nell'agosto del 1912 a casa dell'amico Max Brod, e se ne innamorò. Non l'avrebbe rivista per altri sette mesi: e proprio in questo lungo periodo di separazione si svolse gran parte del carteggio che, tenuto con frequenza quasi ossessiva, fu l'espressione del loro singolarissimo rapporto. In questo saggio Elias Canetti segue la storia di un legame che ci avvince con le sue svolte imprevedibili: la fuga di Kafka nel giugno 1913 dopo una formale domanda di matrimonio; l'entrata in scena come mediatrice di Grete Bloch, l'amica di Felice che finì per interpretare un ruolo ben più ambiguo e imprevisto; la cerimonia di fidanzamento ufficiale del 1914, vissuta da Kafka come una tortura. Sfogliando queste lettere, Canetti ci convince dell'esistenza di un legame profondo e segreto fra la vita di Kafka e la sua opera. Ai mesi in cui lo scrittore scoprì la serena forza di Felice risale la composizione delle prime opere; a una crisi del loro rapporto, un blocco della capacità di scrivere. Ma fu la rottura definitiva del fidanzamento a innescare l'itinerario creativo più complesso: la trasposizione della sua tormentata, esasperante vicenda sentimentale nella implacabile macchina narrativa del Processo.
Vermeer

L' amore è il cuore di tutte le cose : Lettere 1915-1930 di Vladimir Majakovskij, Lili Brik
Il rapporto che legò per quindici anni Vladimir Majakovskij a Lili Brik e al marito di questa, Osip, è stato tra i più spregiudicati e radicali "tentativi amorosi" mai compiuti da un poeta, o, più semplicemente, da un uomo. Offuscata subito da incredulità e maldicenze, colpita, dopo il suicidio del poeta, dalla mistificante censura dell'ufficialità sovietica, questa storia rivive in tutta la sua complessa, drammatica, gioiosa verità nella fittissima corrispondenza (centinaia di lettere, biglietti, cartoline, telegrammi) che Majakovskij e Lili si scambiarono dal 1915 al 1930 con ininterrotta tenerezza: una tenerezza capace di superare e inglobare separazioni e crisi, disagi e amarezze, il bisogno di altri amori e la fatalità di altri incontri.

Der Zoo, o Lettere non d'amore, oppure La terza Eloisa di Viktor Sklovskij
Nella Berlino del 1923, a un semisconosciuto scrittore russo emigrato non ancora trentenne da una Pietrogrado postrivoluzionaria, viene rivolta dalla donna amata la richiesta più difficile da rispettare: «Se vuoi che ti risponda, scrivimi di tutto, fuorché d’amore». Lei è Alja Kagan, conosciuta in arte come Elsa Triolet (nonché sorella di Lili Brik, amante e musa di Majakovskij). Lui è Viktor Šklovskij, iniziatore del Formalismo russo insieme all’amico Roman Jakobson. Si incontrano in una città i cui bar sono zeppi di russi coi pantaloni senza piega. Parlano a voce troppo alta o non parlano affatto. Poeti affamati, narratori sradicati, ubriaconi tristi o molesti...Fra loro c’è anche Boris Pasternak. Chi più chi meno, soffrono la condizione degradante dell’esilio, hanno nostalgia di casa. Li riconosci perché tra loro discorrono di rivoluzione, guerra, paura, letteratura e donne. Vivono vicino allo Zoo, e ogni volta che mettono piede fuori casa non possono evitare di gettare un occhio alle scimmie con commiserazione fraterna. In un geniale esperimento di scomposizione del romanzo a intreccio e del genere epistolare, Šklovskij gioca a confondere amabilmente il lettore nella sua percezione degli elementi di realtà e finzione, opera e vita, componendo l’intera narrazione su stranianti digressioni: arte e motori, amici e detrattori, case editrici e camere d’affitto…Laddove ogni argomento, compreso il tempo atmosferico, si fa metafora di quel doloroso tabù che è l’amore non corrisposto.




Lettere agli amici georgiani di Boris Pasternak
«Attraverso un ineguagliabile sodalizio di affetto e di poesia tra il grande Russo e i suoi intimi di Georgia si tocca una generosa, pura, libera altezza spirituale... Le Lettere non sono soltanto una luce che si getta su tre decenni di biografia di un poeta e, con essa, su un universo di poesia, quello georgiano, per i più di noi ancora suggellato. Sono qualcosa di ancora piu vasto: un motivo doloroso e armonioso nella musica aspra della nostra storia».      Dall’introduzione di Vittorio Strada

È lo stesso poeta a testimoniare di quale centrale importanza sia stata per lui l'esperienza umana e letteraria, nata quasi per caso con l'ospitalità accordatagli nel 1930 a Tiflis dai grandi amici della sua vita, i poeti Tician Tabidze e Paolo Jasvili. «La Georgia, le singole persone, la vita del suo popolo furono per me una vera rivelazione, - scrive Pasternak. - Tutto era nuovo, tutto mi meravigliava... Gli anni del mio primo incontro con la lirica georgiana sono una pagina particolare, luminosa e indimenticabile, della mia vita ». E ancora: «Tiflis, con tutti coloro che vi ho visto e con tutto ciò che vi ho portato e che ne ho riportato, sarà per me quello che sono stati Chopin, Skrjabin, Marburg, Venezia e Rilke». Sono sufficienti queste poche righe a suggerire il fervore di idee, il calore umano, l'arricchimento spirituale di cui le lettere, nella loro immediatezza, sono testimoni. 

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