mercoledì 22 marzo 2017



La fidanzata di lilla : lettere a Ljuba di Aleksandr Blok



La storia di un amore troppo "puro", svelata dalle lettere di un grande poeta. Un uomo arso da furori mistici in adorazione della Bellissima Dama, e una donna passionale e "terrena", intimorita dalla propria immagine angelicata. Le accorate invocazioni, le piccole gelosie, i ripetuti tradimenti e i rimorsi si intrecciano con il lavoro creativo di Aleksandr, le aspirazioni teatrali di Ljuba, i dibattiti nei circoli letterari di Pietroburgo, le amicizie e le rivalità tra poeti. Il primo gruppo di lettere, di solito definito "Lettere alla fidanzata", abbraccia un periodo di un anno e mezzo (1901-1903) e segue, con una frequenza quotidiana, lo svolgersi del rapporto tra il ventunenne poeta e la splendida fidanzata "dai riccioli d'oro". La corrispondenza poi si interrompe per quattro anni, nel periodo della convivenza, per riprendere proprio quando il legame si affievolisce. Il secondo gruppo di lettere va dal 1907 al 1917: Ljuba vaga per la Russia al seguito di compagnie teatrali di second'ordine e Blok, diventato il più importante poeta della sua generazione, la segue con nostalgiche, tenere missive dalle quali è sparita ogni mistica eccitazione, dove l'amara constatazione del fallimento avvia la speranza di fondare un nuovo, più terreno rapporto di profonda, reciproca amicizia. Documento prezioso di una biografia complessa, le lettere di Blok sono anche la rara testimonianza di un'intera generazione, quella dei simbolisti nella Russia del primo Novecento.


Un viaggio chiamato amore : lettere 1916-1918 di Sibilla Aleramo, Dino Campana
Passioni e sentimenti, paure, tenerezze, invocazioni, tradimenti, ricongiungimenti, botte e minacce, miseria e malattia: tutto sotto “un cielo fatto solo d’amore”. È l’incontro di Dino Campana con Sibilla Aleramo, incontro straordinario, come le lettere che i due amanti si scrissero. Ogni pagina di questo carteggio è un viaggio, esaltante e senza soste, che ha inizio sotto il sole infuocato dell’agosto 1916 e prosegue serenamente negli ultimi splendori della bella stagione a Faenza e Marradi. Il percorso si fa tortuoso – come le vicende alle quali si assiste –, segnato da un continuo andirivieni fra Pisa, Livorno, Firenze, Sorrento. È ormai il 1917: sullo sfondo l’anno più duro della guerra, in primo piano i due amanti e il loro disperato tentativo di trovarsi e abbandonarsi. Poi, nel gennaio del 1918, davanti al cancello del manicomio di San Salvi, il viaggio si interrompe. L’Aleramo, che trasformò la sua lunga vita in letteratura, mai riuscì a raccontare la sua storia con Dino. Ne affidò la memoria a queste lettere, consentendone la pubblicazione solo nel 1958, due anni prima di morire.



Dieci unghie secche invece di cinque di Isidore Ducasse, conte di Lautréamont
Carmine Mangone ci introduce alla figura del conte di Lautréamont attraverso la rilettura di sette lettere, le uniche arrivate fino a noi, e delle Poésies. Da queste testimonianze emerge l'impegno anti-romantico di Lautréamont. In modo particolare dalle Poesie, potenti frammenti aforistici e veri e propri proclami, emerge l'impetuosa opera di demolizione dell'estetica ottocentesca e il segno di una prima semina che condurrà ai frutti maturi del surrealismo e delle avanguardie storiche.

Lettere alle amiche di Louis-Ferdinand Céline
A sei donne incontrate fra il 1932 e il 1935, quasi tutte sue amanti occasionali, sono indirizzate queste lettere di Céline, dove sempre risuona la petite musique del suo stile. Sei donne che Céline continua a seguire e proteggere: e, se si guarda bene dal parlare d’amore, non lesina consigli su come usare gli uomini nel modo migliore, cioè «per il piacere e per i soldi». Ma soprattutto, lettera dopo lettera, con una generosità che rende lacerante la violenza autodenigratoria («Già vecchio, depravato, non ricco, malmesso insomma. Tutt’altro che un buon partito. Battona e malfido»), non cessa di illuminare per barbagli, a loro beneficio, il mondo. In fondo, scrive a Évelyne Pollet, «Crepare dopo essersi liberato, è almeno questa l'impresa d'un Uomo! Aver sputato ogni finzione...».


Tuo Jack : lettere dalla Beat Generation di Jack Kerouac
Fedele ritratto dello scrittore americano sono le lettere qui presentate che egli scrisse a parenti e amici dal 1941 al 1956, cioè dal tempo dei suoi primi vagabondaggi fino alla vigilia dell'uscita del suo capolavoro Sulla strada.



Lettera a mia madre di Georges Simenon




Dopo anni di assenza, Simenon torna a Liegi per assistere agli ultimi giorni della madre novantenne. Nella stanza dell’ospedale due occhi di un grigio slavato lo fissano: «Perché sei venuto, Georges?». E qui comincia un ultimo duello, silenzioso e immobile, fra madre e figlio. Per quasi cinquant’anni si sono visti poco. Ma un filo resistentissimo lega quella donna minuta, che ha vissuto sempre dello «stretto necessario» nel suo angolo del Belgio, e quello scrittore celebre in ogni parte del mondo, ricchissimo, il caso più stupefacente di fecondità nell’invenzione romanzesca. I loro rapporti non sono mai stati facili, nessuno dei due è abituato all’espansività dei sentimenti. «Ed ecco che ora, dopo tanti anni, vecchi tutti e due, ci ritroviamo faccia a faccia in quest’ospedale, con questi personaggi di cera intorno a noi». Eppure, solo ora Simenon ha l’impressione di capire sua madre, e insieme di non sapere quasi nulla di lei. C’è un fondo comune in questi due esseri: la madre, testardamente, ha «sempre voluto appartenere al mondo della piccola gente»; il figlio si è nutrito di quel mondo in ogni nervo per evocare centinaia di personaggi. E solo ora, nella scansione perfetta di questa Lettera, si avvicina alla verità di un personaggio di tale forza che gli ha resistito sino alla morte.



Gli angeli di Cocteau : lettere 1946-1954 di Umberto Saba, Sergio Ferrero
A Sanremo, alla fine della guerra, il diciannovenne Sergio Ferrero conosce Federico Almansi, il "celeste scolaro" protagonista dell'ultima stagione della poesia di Saba, e attraverso di lui entra in contatto con il poeta. Inizia così una corrispondenza che copre quasi un decennio (gli anni della maturazione di Ferrero e quelli del definitivo decadimento di Saba), in cui voci e ruoli appaiono da subito interscambiabili. Il giovane cerca rassicurazioni nel maestro; il "maestro" che tale non si è mai sentito, prigioniero della Trieste che ama e odia, ha bisogno di respirare l'aria fresca della giovinezza. Tra i due fa continuamente capolino la figura di Federico, con il sogno di un futuro nella letteratura ma anche le prime avvisaglie della malattia mentale che di lì a poco lo annienterà. Un carteggio che si legge come un romanzo, pieno di micro racconti esilaranti: il furto di una copia del "Canzoniere" architettato da Saba nella sua stessa libreria, la correzione delle bozze in un fumoso bar-biliardo nei pressi della stazione Centrale di Milano, un'arcadica lettura di poesie nei boschi con ragazzi arrampicati sugli alberi. Il tutto corredato da una prefazione, scritta da Ferrero ottantenne con la penna felice ed esatta di tanti suoi romanzi, che ci consegna un'immagine inedita e segreta di uno dei maggiori poeti del Novecento.


Cara, cara Brenda : lettere d'amore di Henry Miller e Brenda Venus diHenry Miller

Raccolta delle lettere più significative che Henry Miller, ormai ottantaquattrenne, scrisse all'aspirante attrice Brenda Venus.  Lawrence Durrell, vecchio amico di Miller, ha scritto che Brenda  ebbe la fortuna di interpretare uno dei ruoli più belli ai quali un'attrice possa aspirare, quello di "Musa e Infermiera di un grande spirito in declino". Ma il ruolo giocato da Miller si dimostra più impegnativo, perché questa volta il filtro costituito dalla finzione letteraria viene meno e lo scrittore, vecchio e malato ma lucidissimo, parla con accenti di spregiudicata autenticità, preda di un amore che lo esalta e lo strazia, lo fa felice e sospettoso, implorante e audace.

Lettere : 1945-1970 di Yasunari Kawabata, Yukio Mishima
Il carteggio tra Mishima e Kawabata è un documento interessante sia dal punto di vista letterario che da quello umano. L'ultima lettera di Mishima è scritta pochi giorni prima del suo drammatico suicidio rituale, nel 1970. Kawabata gli sopravviverà dodici anni, e nel 1972 seguirà l'esempio del discepolo dandosi la morte.




Lettera a D. : storia di un amore di André Gorz
Gérard Horst, questo il suo vero nome, viennese, incontra Dorine, giovane attrice inglese, nel 1947 in Svizzera dove lui si era rifugiato e dove lei faceva teatro. Da quel momento non si sono più lasciati. Cinquantotto anni dopo ripercorre gli anni della giovinezza e della militanza, dai primi anni parigini dove Gorz inizia la carriera di traduttore, di giornalista, poi di filosofo. E' una confessione senza veli, in cui il Gorz ammette di non aver sempre tenuto la moglie nella giusta considerazione, salvo poi riconoscere come l'intera sua opera porta il segno della presenza di Dorine, del suo sostegno, del dialogo sempre vivo tra loro. André e Dorine Gorz hanno attraversato insieme la seconda metà del Novecento, vivendo da comprimari le idee, le battaglie, le sfide sociali e personali di quest'ultima metà del secolo. Un racconto che è la storia di una vita, dell'impegno politico e intellettuale, ma anche il ritratto di un'epoca, dalla fine della guerra ai giorni nostri, di incontri con uomini straordinari, da Sartre a Marcuse. Lettera a D. si conclude con questa frase: Vorremmo non sopravvivere l'uno alla morte dell'altro. Ci siamo detti che se, per assurdo, dovessimo vivere una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme. Gorz ha messo fine ai suoi giorni, insieme a sua moglie Dorine afflitta da una grave malattia, il 25 settembre 2007.


Storia prima felice, poi dolentissima e funesta di Pietro Citati
È la storia d’amore di Clementina e Gaetano Citati, i bisnonni di Pietro, ricostruita dalle lettere dei due giovani innamorati, siciliano lui e parmigiana lei, e dai documenti e le carte custodite e conservate dalla famiglia dell’autore.


Si sta facendo sempre più tardi : romanzo in forma di lettere di Antonio Tabucchi
Con questo romanzo epistolare Tabucchi rinnova un'illustre tradizione narrativa seppure infrangendone i codici e pervertendone il genere. A poco a poco, infatti, ci accorgiamo che qualcosa "non torna" in tutte queste missive: i destinatari sembrano sbagliati, i mittenti scomparsi e i tempi capovolti. L'insieme è uno straordinario percorso tra le passioni umane dove l'amore è l'illusorio punto centrale che in realtà è il punto di fuga che ci conduce verso le zone più oscure dell'animo, laddove la geometria delle passioni si trasforma in un incerto e misterioso territorio di impossibile misurazione. Ora con tenerezza, ora con sensualità, nostalgia, rimpianto, ferocia o delirio diciassette personaggi maschili attraverso diciassette lettere ad altrettante figure femminili, tessono i fili di un'insolita trama narrativa fatta di cerchi concentrici che paiono allargarsi nel nulla, povere voci monologanti avide di una risposta che non potrà mai venire. Ad esse risponde infine, raccogliendo le diverse vicende in un polifonico romanzo epistolare, una voce femminile distante e implacabile, e allo stesso tempo colma di pena per loro.


La velocità della luce di Javier Cercas
La storia comincia con un'amicizia, quella tra il narratore, un giovane catalano con un incarico annuale in una università del Midwest americano, e il suo collega Rodney Falk, un taciturno veterano del Vietnam, che nasconde una vasta cultura ma anche inconfessabili segreti. Quando Rodney scompare improvvisamente dalla circolazione, il giovane catalano comincia le sue ricerche, che trovano il loro approdo nelle lettere dal Vietnam che il padre di Rodney gli affida. In quelle parole si ritrova tutto il dramma dell'esperienza militare di Rodney: prima l'orrore e poi l'assuefazione all'orrore, fino addirittura al senso di potenza che dà uccidere, devastare, torturare, stuprare, distruggere...


Al mio giudice di Alessandro Perissinotto
Luca Barberis, ricco e stimato esperto di sicurezza informatica, autore di un brutale omicidio, è fuggito all'estero. Potrebbe scomparire nel nulla ma è un appassionato lettore di Simenon e per questo, emulo del protagonista della Lettera al mio giudice, dà avvio a uno scambio epistolare con il magistrato che sta conducendo le indagini. Il carteggio scava alla ricerca delle ragioni che hanno fatto di un uomo di successo un reietto costretto a nascondersi. Luca ha infatti ucciso perché così voleva la sua vittima, non aveva altra scelta: ora vuole solo capire in quale rete è caduto. La posizione di Luca si complica quando muoiono altre persone e il suo nascondiglio viene scoperto...


Lettera d'amore e d'addio di Ugo Riccarelli
In queste storie Ugo Riccarelli cerca l'epica nel quotidiano. Uomini che scrivono lettere d'amore come se fosse l'ultimo gesto di una vita; campioni dell'esistenza o dello sport – come Fausto Coppi, come Omar Sivori – che quasi sfidano le leggi della fisica; figure leggendarie come Mozart, Thelonious Monk o Pasolini che si mettono alla prova dei giorni qualunque. Uomini e donne senza nome pronti a difendere sé stessi e il poco che hanno dall'assedio della Storia.



Breve trattato sulle coincidenze di Domenico Dara
Una storia poetica e rivoluzionaria, un romanzo sui sogni capaci di cambiare il mondo. Il postino di Girifalco è un uomo schivo e solitario, che ha il dono di saper imitare le grafie altrui e coltiva il vizio di entrare nelle vite dei compaesani leggendo le lettere prima di recapitarle. Così un giorno, mentre il lento scorrere della vita di provincia prosegue imperturbabile, una novità spunta inattesa dal sacco della posta: una lettera insolita, senza mittente, chiusa con un sigillo di ceralacca. Una carta d'amore, di quelle preferite dal portalettere, che ha tutta l'aria di nascondere un mistero. È il 1969, l'uomo sta per compiere il primo passo sulla Luna, e il postino di Girifalco, come un moderno Mercurio messaggero degli dei, si prepara alla sua missione: svelare una sciagurata passione e salvare il paese dai traffici loschi del sindaco, che vuole vendere il lussureggiante monte Covello per farne una discarica.


Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini
Nell'ultimo anno della sua vita Pasolini condusse, dalle colonne del «Corriere della Sera» e del «Mondo», una rovente requisitoria contro l'Italia di quel periodo: un'Italia da trent'anni in mano ai «gerarchi democristiani», divorata dal consumismo e dal conformismo; un'Italia «distrutta esattamente come l'Italia del 1945» anzi, dove a essere in macerie sono i valori e non le case. Con fervore di antropologo, intuizione di poeta e risentita passione civile, il Pasolini saggista trova qui la dimensione che oggi la critica riconosce come più suggestiva: una figura solitaria che si scontra con veemenza contro un mondo in rovina scegliendo un tono sapientemente provocatorio dove alterna nitidi ragionamenti a scatti di sdegno. L'estraneità dei giovani, l'ansia di conformismo, il male rappresentato dalla tv, il «processo» ai potenti, lo sviluppo confuso con il progresso, la fine di qualsiasi speranza neorealista: capace come pochi altri di smascherare le ipocrisie, fra paradossi e proposte apocalittiche, Pasolini ci ha lasciato, nell'anno della sua morte violenta, quasi un testamento sulle sorti malandate della nostra Italia.



Lettere, 1940-1954 : con una cronologia della vita e delle opere di Pier Paolo Pasolini
Lettere, 1955-1975 : con una cronologia della vita e delle opere di Pier Paolo Pasolini










Se mi vede Cecchi, sono fritto : corrispondenza e scritti 1962-1973 di Carlo Emilio Gadda, Goffredo Parise
Gadda e Parise cominciano a frequentarsi nel 1961, quando Parise acquista una casa a Monte Mario, poco lontano dall’appartamento dove Gadda è approdato dopo innumerevoli camere d’affitto. Gadda ha quasi settant’anni, Parise poco più di trenta. Inaspettatamente, i due diventano amici. Gadda vede in Parise «un intelligente e un geniale» e gli testimonia un affetto sorprendente per chi conosca la sua compassata cerimoniosità. Parise terrorizza l’Ingegnere scarrozzandolo su una MGB rossa, lo sfotte con un’irriverenza che cela una «profonda, alta ammirazione», gli dedica quattro memorabili scritti. Scritti che, insieme al loro breve carteggio, documentano una fra le più imprevedibili e irriverenti amicizie del Novecento.


Paul Strand, Cesare Zavattini : lettere e immagini, a cura di Elena Gualtieri
1952-1955, questo l’arco di tempo occupato dalla creazione di Un Paese, opera che combina, con un risultato unico, gli sguardi su Luzzara di Paul Strand e Cesare Zavattini. Durante questo periodo un ricco e significativo scambio epistolare tra i due autori segna la storia del libro. La collaborazione professionale diventa una vera amicizia e le lettere continuano anche dopo l’uscita di Un Paese. Oltre a un bel saggio della curatrice e alle testimonianze scritte del sodalizio professionale tra il fotografo e uno degli autori più acuti del cinema italiano, il volume raccoglie le lettere redatte da Hazel Strand dopo la morte del marito e una serie di scatti inediti del fotografo, di sua moglie e del figlio, Arturo Zavattini.
Un Paese trova nella combinazione tra lo sguardo di Strand, che a Luzzara recupera una concezione "artigianale" della fotografia, e quello di Zavattini, che a Luzzara ci è nato e a questo lavoro deve una revisione del suo passato di uomo e di scrittore, la giusta direzione per un percorso di penetrazione nelle radici antropologiche e nelle ragioni sociologiche dell’Italia degli anni Cinquanta. A colpi di "Caro Strand" e "Caro Zavattini" la progettazione di Un Paese procede a tappe e accompagna momenti importanti della vita dei due autori. Questo volume si propone di portare allo scoperto il percorso attraverso cui Un Paese si forma. Nel complesso ciò che si evince dal carteggio è un generale accordo sul piano di lavoro e sul suo sviluppo. Zavattini si comporta come uno scrittore/antropologo e appare perciò perfettamente in linea con il metodo di lavoro di Paul Strand.


Anche dalle lettere successive all’uscita di Un Paese, si capisce che l’incontro tra Strand e Zavattini ha segnato in maniera positiva entrambi, tanto che il sodalizio professionale si è trasformato in autentica amicizia. Hazel ha continuato a mantenere contatti con lo scrittore anche dopo la morte del marito. Le lettere raccolte nel volume arrivano infatti fino al 1977, anno che vede l’uscita di Un paese vent’anni dopo realizzato da Zavattini con il fotografo Berengo Gardin, nel tentativo di mostrare la distanza tra la Luzzara del 1955 e quella della fine degli anni settanta. Concludono il libro le settantuno fotografie donate da Hazel a Zavattini e poi da quest’ultimo al comune di Luzzara e gli scatti di Arturo Zavattini: particolari della vita di Luzzara e dei suoi abitanti, immagini scartate da Strand per l’edizione definitiva, ma anche momenti fondamentali nel percorso di creazione di un’opera che ha saputo ridefinire, in maniera nuova e originale il rapporto tra scrittura e fotografia.

In biblioteca anche:
Un paese, testo di Cesare Zavattini ; fotografie di Paul Strand
Un paese vent'anni dopo, Cesare Zavattini e Gianni Berengo Gardin





Alice in manicomio : lettere e traduzioni da Rodez di Antonin Artaud






Dopo sei anni di terribili esperienze in altri ospedali psichiatrici, l’11 febbraio 1943 Antonin Artaud viene ricoverato a Rodez: è magrissimo, sporco, la barba lunga, privo della propria coscienza. in questa struttura, considerata all’avanguardia, il dottor Ferdière sottopone ripetutamente Artaud alla terapia dell’elettroshock. Ma lo psichiatra è anche assertore dell’arte-terapia, quindi spinge questo paziente recalcitrante e scomodo a cimentarsi con la traduzione di opere letterarie, per tentare, attraverso il recupero della parola, di ricomporre la sua personalità frammentata dalla schizofrenia. Giorno dopo giorno Rodez diventerà così il tempo della fiducia ritrovata, della riappropriazione del proprio corpo e della propria personalità. Questo volume raccoglie le traduzioni che Artaud fece durante il ricovero a Rodez e le lettere che sono la testimonianza diretta, prima di questo periodo, poi delle sue difficili condizioni di vita e di salute fra il 1947 e il 1948, quando la traduzione del VI capitolo di Attraverso lo specchio di Lewis Carroll, un’Alice tutta artaudiana, venne pubblicata. L’inserto iconografico raccoglie fotografie dell'epoca e una scelta di disegni, in parte inediti in Italia, che Artaud realizzò in quegli anni.


Triangolo di lettere : carteggio di Friedrich Nietzsche, Lou von Salomé e Paul Rée, a cura di Ernst Pfeiffer
Fra l'aprile e l'ottobre 1882 Friedrich Nietzsche, allora all'apice della sua creatività, ma ignoto al pubblico più vasto, la giovane e affascinante russa Lou von Salomé e il filosofo Paul Rée furono legati da un sodalizio vibrante, fonte di innumerevoli pettegolezzi, ricostruzioni, interpretazioni. Il fatto centrale e più significativo di questo rapporto triangolare fu che Nietzsche riconobbe in Lou l'unico essere femminile che avrebbe desiderato iniziare alle sue scoperte. Molto favoleggiata ma poco conosciuta nel dettaglio del suo svolgersi e nella sua autentica vibrazione, questa lacerante vicenda si è dispiegata davanti ai nostri occhi solo in anni recenti, allorché Ernst Pfeiffer ha potuto radunarne i documenti: anzitutto le lettere dei tre protagonisti, ma anche testimonianze laterali. Documenti che oggi ci permettono di ripercorrere giorno per giorno il tortuoso snodarsi di quello che fu soprattutto un grande amore infelice, la cui ora scoccò in un momento cruciale nella vita di Nietzsche.






Il segreto della domanda : intorno alle cose umane e divine

“Questo libro raccoglie sessanta delle moltissime lettere che i lettori di 'D la Repubblica delle Donne' settimanalmente mi inviano, ponendo delle domande che poi vengono discusse in quella maniera un po' anomala, che non è quella di rispondere alla domanda, ma di radicalizzarla, andando il più possibile in fondo, dove si annida il radicamento. Questo modo di procedere talvolta può apparire irritante, talvolta difficile, talvolta delusivo, ma è meglio deludere l'attesa di una risposta immediata che isterilire una domanda, impoverirla, non tenerla all'altezza di ciò che chiede. I miei commenti alle lettere qui riportate non vogliono essere un ricettario per i problemi della vita, perché questo comporterebbe che io capissi la mia e anche quella degli altri, mentre la bellezza della vita è proprio nella sua imperscrutabilità, è nel gioco indicato dai suoi enigmi che non si concedono a facili soluzioni.”

Giulia, o la nuova Eloisa : lettere di due amanti, di una cittadina ai piedi delle Alpi di Jean-Jacques Rousseau
Giulia d’Etange, figlia unica di una famiglia di nobili origini, ama il suo giovane precettore, Saint Preux, dotato delle più belle qualità dell’anima, ma povero e inferiore socialmente. Saint-Preux rappresenta per lei l’amore-passione. Wolmar è quello che si usa dire un buon partito, uomo ricco e solido, amico del padre di Giulia, che promette alla figlia un legame coniugale senza rischi. A partire da questi personaggi, delineati con assoluta maestria, Rousseau costruisce un romanzo filosofico attraversato da un logorante interrogativo di fondo: e più giusto abbandonarsi alla pura passione amorosa, sacra espressione della natura e dunque inalienabile diritto dell’uomo, oppure tener conto delle convenzioni sociali, certo e solido fondamento della convivenza umana?


Il libro dell'Es : lettere di psicoanalisi a un'amica di Georg Groddeck
Le splendide lettere che Georg Groddeck indirizza a un’amica scettica per spiegare i princìpi della psicoanalisi e persuaderla della loro validità costituiscono un approccio straordinariamente efficace e originale alle teorie freudiane. Refrattario a ogni impostazione rigidamente scientifica e a ogni spirito di sistema, lontano da ogni ortodossia e dal “credo” determinista di Freud, Groddeck si muove con libertà, acume e fantasia nel mondo dei simbolismi e delle rappresentazioni inconsce, svelando le motivazioni psicologiche delle malattie organiche e delle nevrosi dell’uomo, smascherando inutili tabù e gettando un ponte significativo tra anima e corpo.


Lettere al figlio : 1750-1752 di Lord Chesterfield
Pari del regno, gentiluomo di camera del principe di Galles, viceré d'Irlanda e ambasciatore all'Aia, Philip Dormer Stanhope, quarto conte di Chestefield, non passa alla storia per le sue virtù politiche e diplomatiche, bensì per il suo epistolario,  in particolare per la lettere indirizzate al figlio sin da quando questi ha solo cinque anni. Lo scopo di una così intensa corrispondenza è di trasformare quell'unico erede - per di più illegittimo e quindi lontano - in un perfetto aristocratico, munito perciò di quelle doti di cultura, di gusto e di comportamento che il padre ritiene essenziali a tal fine.


Lettere alla figlia di Calamity Jane
Conducente di diligenze, giocatrice d’azzardo, cercatrice d’oro. Ma anche prostituta, infermiera e donna di spettacolo. Calamity Jane ha cavalcato le praterie d’America inaugurando il mito delle cow girls, delle avventuriere senza patria e famiglia. Questo libro è un diario epistolare che Calamity chiede di consegnare alla figlia, una volta che lei sarà morta. La piccola Jean, nata probabilmente da una relazione con lo sceriffo James Butler Hickok, ha quattro anni quando Calamity comincia a scriverlo. In queste pagine appassionate si sente la furia di una donna che non può fermarsi a fare la madre, ma deve correre alla conquista del suo posto nel mondo. Eppure, facendo sempre i conti col senso di colpa, Calamity vuole lasciare un’eredità. è un lascito gioioso, un inno alla libertà, alla vita, come quando si augura che la figlia, soprattutto, potrà riuscire a ridere delle foto della cavallerizza più famosa della storia d’America.


Rembrandt





Lettere di una monaca portoghese
Apparse a Parigi nel 1669, Le lettere portoghesi costituirono subito un caso letterario. I lettori di La Rochefoucauld e di Racine - il pubblico più esigente della storia in fatto di passione - si infiammarono alle lettere struggenti e disperate di Mariane, la monaca portoghese, abbandonata dal suo amante. Forse mai fino ad allora la prosa francese aveva trovato per l'amore accenti così estremi. «Quale altro personaggio francese del Seicento - si chiede Giovanni Macchia - espresse in questo modo quasi sacrilego la forza dell'amore?». Era davvero una monaca portoghese l'autrice di quelle lettere? L'autore dopo oltre due secoli è stato identificato in Guilleragues, cortigiano con eccellenti amicizie letterarie, autore però di versi galanti e mondani, che impallidiscono al confronto con la prosa delle Lettere. Resta dunque ancora avvolta nel mistero l'origine di questo capolavoro della letteratura francese, anche perché su questa origine si proietta, facendole ombra, l'immagine commovente della monaca portoghese in cui lettori illustri come Stendhal o Rilke hanno trovato condensato il modello più compiuto dell'amour-passion.


Scusate lo stile scucito : lettere, scritti e diari (1835-1844) di Flora Tristan
Una "brillante cometa" che ha tracciato "nel firmamento dello spirito" un solco profondo e luminoso come nessuna donna prima di lei. Secondo André Breton, questa è Flora Tristan, pioniera del femminismo e del socialismo utopico, il cui pensiero appassionato viene proposto in un'antologia che sintetizza tutta la sua produzione. Senza nulla togliere al fascino della pensatrice, della viaggiatrice, della pioniera capace di straordinarie inchieste sociali sul campo nelle grandi metropoli industriali del suo tempo, l'analisi di alcuni testi intimi completa la conoscenza di una scrittrice per cui la vita privata e la lotta sociale, il rischio individuale e la riflessione teorica hanno sempre fatto corpo unico.


Lettere 1893-1919 di Rosa Luxemburg
Una scelta di lettere private che corrono lungo l'arco di un quarto di secolo (1893-1919), indirizzate ai grandi protagonisti del socialismo europeo e alle persone più care e vicine a Rosa Luxemburg. Lettere dalle quali emerge tutta la forza dell'impegno militante di una donna che ha perseguito per tutta la vita i suoi ideali con una tenacia che neppure i lunghi anni di carcere sono riusciti a smorzare. Vita pubblica e privata si intrecciano in queste pagine intense nelle quali si alternano momenti di concreta attività politica e momenti di profonda riflessione sui grandi dibattiti della socialdemocrazia tedesca e dell'Internazionale.

Michelangelo Pittatore




Ti amo Jenny : lettere di amore e di amicizia di Karl Marx
18 anni lui, 24 lei. Lui tendenzialmente uno spiantato, ma con la testa più brillante di tutto l'Ottocento. Lei la sorella dell'aristocratico futuro ministro degli interni prussiano. È una storia d'amore, di quelle vere. Lei fugge con lui nonostante l’opposizione della famiglia, andando incontro a un rifiuto radicale che sarà per tutta la vita: vivendo di stenti e di patimenti. Lei è Jenny von Westphalen, lui è Karl Marx. Staranno insieme per tutta la vita, prima in Germania, poi esuli in Francia e Belgio, e poi ancora a Londra, inseguiti e braccati dai dispacci allarmati delle questure di tutta Europa. La loro storia racconta il volto inedito del Marx pensatore, filosofo, rivoluzionario. E finalmente Marx appare un uomo integrale: innamorato, follemente innamorato di Jenny, ma anche padre-padrone geloso e premuroso nei confronti delle figlie. In un libro epistolario, in un vero e proprio diario sentimentale, ecco la vita di Marx attraverso le parole, accorate e appassionate, dei protagonisti.


Carissimo fratello : un giovane italiano alla guerra di Russia (1941-1943) di Monia Badalamenti
Dall'inferno del fronte russo Bruno inviava ai suoi cari cartoline dell'esercito. Le scriveva talvolta con le lettere capovolte rispetto alle frasi di propaganda del duce e del Re. Anche così si esprimeva contrarietà per quella scellerata guerra. Ma sempre scriveva a sua madre con il dolore represso nelle parole dolci, per non aggiungere sofferenza a quella da lui subita. Nascondendo una disfatta militare, ma anche morale e umana dell'Italia. Tra poesia e antifascismo la giovinezza di un ragazzo pisano si dipana fino all'ora in cui, tra tensioni politiche esacerbate nelle contrapposizioni sociali in una Pisa in fermento, viene spedito al fronte russo. Siamo nel 1942 e Bruno Vecchiani ha 21 anni. Ama la poesia, forse vorrebbe dedicarle la sua vita. Ma la campagna di Russia della seconda guerra mondiale è una follia a cui pochi sopravvivranno, da cui i più torneranno irreversibilmente segnati da una marcia in ritirata sulla neve a -45°, sotto gli attacchi avversari. Una disfatta tragica e preannunciata, che il semplice buon senso avrebbe permesso di impedire. Una campagna militare voluta a tutti i costi dal duce. Tra morti e dispersi, compresi quelli nei campi di prigionia, la provincia di Pisa conta 382 nomi, raccolti nell'elenco degli archivi del Ministero della Difesa, qui edito per la prima volta. Tra questi anche quello di Bruno. A livello nazionale il numero sale a circa 90 mila. Un'intera generazione finita sottoterra; in una sola campagna militare.



Generazione ribelle : diari e lettere dal 1943 al 1945, a cura di Mario Avagliano
La ricerca da cui è nato questo libro ricostruisce dal vivo una cronaca dei due anni della Resistenza italiana, scandita attraverso i diari e le lettere ai familiari alle fidanzate o agli amici dei partigiani, di militari e di deportati. Ne scaturisce un racconto di quei giorni scritto dagli stessi protagonisti. Un diario non viziato dal clima del dopoguerra e dalle varie interpretazioni storiografiche sul movimento di Liberazione, ma che invece trasporta anche emotivamente chi legge dall'illusione del 25 luglio 1943, con la caduta del regime fascista e dei suoi simboli, fino all'aprile del '45.



Così triste cadere in battaglia : rapporto di guerra : basato sulle lettere da Iwo Jima del generale Kuribayashi Tadamichi di Kakehashi Kumiko
Un libro che con stile narrativo descrive la preparazione e lo svolgersi degli eventi bellici mettendo al centro del racconto la grandissima figura del generale Kuribayashi: il comandante in capo a Iwo Jima che si ribellò alla convenzione estetica della morte eroica e non solo proibì ai suoi soldati di lanciarsi negli attacchi suicidi ma combatté con i suoi uomini in prima linea per contrastare l'avanzata degli americani e la conquista di un primo avamposto di suolo giapponese.

Giovanni Fattori




Lettere della rivoluzione algerina, a cura di Patrick Kessel e Giovanni Pirelli
Convinto che gli algerini fossero gli unici qualificati a parlare della loro esperienza, che era ben distinta e doveva essere tenuta distinta da quella dell’opposizione francese alla guerra d’Algeria, Giovanni Pirelli aveva cominciato già nel 1960 a raccogliere testimonianze di prigionieri di guerra algerini per controinformare e fare trapelare un’interpretazione dei fatti che fosse autenticamente algerina. Avvia una lunga e difficile ricerca assieme a Patrick Kessel. Ottengono l’accordo del governo provvisorio algerino e in due anni di intenso lavoro, pericoloso, dato il clima repressivo di quegli anni in Francia, è in grado di fare uscire Le peuple algérien et la guerre. Lettres et témoignages 1954-1962, pubblicato poi in italiano con il titolo di Lettere della rivoluzione algerina. Giovanni Pirelli ha finanziato sia il libro che la propria ricerca e quella di Kessel, che è tuttora fondamentale per chiunque voglia occuparsi della guerra d’Algeria.


Prigionieri dell'uomo bianco di Ray Allen, Fernando Eros Caro
Lettere di due pellerossa detenuti nel braccio della morte del carcere di San Quentin
Nativo americano di ascendenza yaqui, Fernando Eros Caro è stato prigioniero nel braccio della morte di San Quentin per 35 anni e ha avuto segnate sul calendario ben tre date di esecuzione prima che il suo corpo cedesse al peso inumano cui era da troppo tempo sottoposto. La notizia è arrivata il 28 gennaio 2017, tanto improvvisa quanto inattesa: lo hanno trovato senza vita nella sua cella. Al telefono il medico del carcere ha sostenuto il fatto che Fernando comunque non presentasse patologie che ne lasciassero prevedere la morte. all’autopsia risulterebbe un infarto, ma la stranezza è che questo è il secondo decesso nel giro di pochi giorni a San Quentin.


Ragazzi dentro : 10 anni di lettere dal carcere per droga di Massimo Barra, Antonio Leone

Il volume raccoglie le lettere scritte dal carcere nell’arco di 10 anni (1991-2000) da giovani detenuti per reati legati  alla  droga,  suddivise  per  argomenti.  Le  loro  testimonianze  sono  spesso  scioccanti  per  la crudezza dei fatti che raccontano, ma tutte lasciano intravedere in questi ragazzi una sensibilità e una  grande  voglia  di  rinascere  o  quanto  meno  di  essere  ascoltati  e  compresi.  Le  note  che accompagnano ciascun capitolo, scritte da autorevoli studiosi, mettono in luce l’incongruità di un sistema  carcerario  che  spesso  peggiora  la  situazione,  le  carenze  della  legislazione  in  materia  di recupero sociale e le responsabilità di tutta la società civile.


Telemaco Signorini



Lettere al mio prossimo : scritte da Lorenzo Milani
«Il mio prossimo, non è né la Curia, né l' Africa, né il proletariato, il mio prossimo sono quelli che stanno accanto a me». Ed è a loro, infatti, che scrive le sue lettere Lorenzo Milani: a un giovane comunista di San Donato, a un anonimo predicatore, ai missionari cinesi. Coprono un arco di quasi vent' anni, dal 1950 al 1967, gli scritti epistolari che Gian Franco Riccioni ha raccolto in «Lettere al mio prossimo scritte da Lorenzo Milani», riprendendo un vecchio progetto irrealizzato della madre del sacerdote, e seguendo, nella scelta, il criterio più semplice: inserire nel volume solo quelle lettere che lo stesso don Milani consegnò alle stampe. Il risultato finale ha lo stesso qualcosa di inedito. E' il solito, eterno «scandalo» di un prete scomunicato, di un uomo che prende il Vangelo alla lettera, di un maestro diffidente nei confronti della cultura, come grida ancora oggi la «Lettera a una professoressa», parzialmente riprodotta nel libro. E' la misteriosa capacità, che don Milani condivide con pochi altri, tra questi con Pasolini, di scontentare tutti, i preti come lui, le alte gerarchie ecclesiastiche, i ricchi industriali che nell' Italia uscita dalla guerra cominciavano finalmente ad ingrassare, e infine i poveri, i «suoi» poveri, che lui non perdonava di essere comunisti e ai quali era il primo a chiedere perdono.






Lettere dalla fabbrica : 1978-1999 di Pippo Carrubba
Nato in Sicilia nel 1938 e oggi abitante a Silvano d'Orba nei pressi di Ovada (provincia di Alessandria), l'autore alla ricerca di un lavoro emigrò a Genova entrando a far parte del movimento operaio, diventandone uno dei suoi "capi storici", con al suo fianco, come compagni di lotta, molti protagonisti del Sessantotto. La sua vita di quegli anni ha dato origine a alcuni volumi. Con la presente opera si completa il suo ritratto di operaio-scrittore che graffia chi non rispetta i diritti degli altri. Comprende lettere scritte dalla fine degli anni '70 al 1999, da cui emerge un quadro chiaro delle principali problematiche sociali con cui ancor oggi ci si misura. Un libro fresco e attuale che da voce all'uomo della strada, ai suoi interrogativi e ai nostri disagi con la semplicità dell'illetterato, che subisce e giudica con il buon senso e la forza dell'onestà.

Noi non restiamo a guardare : medici senza frontiere nel mondo : lettere e testimonianze
Cosa significa vivere fuori dal nostro paese per portare aiuto alle persone più deboli del mondo, testimoniando nel concreto il proprio ideale di giustizia sociale? Ecco le storie di vita quotidiana, di emozioni, di gioie, di successi, vissute dagli operatori umanitari italiani di Medici senza frontiere, raccontate attraverso le loro lettere e i loro racconti.

In viaggio con Marconi : lettere al padre dalla regia nave Carlo Alberto (1902-1903) di Luigi Barberis
Sulla regia nave Carlo Alberto che trasportò Guglielmo Marconi, inventore del telegrafo senza fili, in America nel 1901 e 1902 c’era anche Luigi Barberis: ingegnere ventisettenne, accolse Marconi a bordo della “Carlo Alberto” a Portsmouth e lo aiutò ad attrezzare la nave per i suoi esperimenti di trasmissione a grande distanza. Esperienza di cui scrive al padre in queste lettere dalle quali emerge il ritratto di un’epoca febbrile, fiduciosa per le sorti registrate dalla tecnica e dall’industria.


Lettere a una principessa tedesca di Leonhard Euler
Le "Lettere a una principessa tedesca" su diversi argomenti di fisica e di filosofia (1775) costituiscono una delle più singolari testimonianze che del proprio pensiero abbia mai lasciato un grande scienziato. Nate occasionalmente dalle lezioni impartite per corrispondenza a una delle più nobili dame della corte di Federico Il di Prussia, le "Lettere" mantengono intatta l'immediatezza e la spontaneità con cui furono concepite dal loro autore. Gli argomenti trattati abbracciano i più disparati campi della fisica: dalla meccanica all'elettricità e al magnetismo, dall'astronomia alla geografia fisica e all'ottica. Rivolte a un pubblico vasto, non specializzato, ma colto, le "Lettere a una principessa tedesca" costituiscono ancora oggi una delle più interessanti introduzioni alla fisica del XVIII secolo.




Dall' America: lettere ai familiari (1925-26) di Adriano Olivetti
“Qui è il paese dei contrasti, per strada si vedono migliaia di auto, ma si incontra anche gente che chiede venti centesimi per mangiare. Gli americani hanno splendide qualità industriali e commerciali, ma scarso spirito riflessivo e culturale. L’altro giorno volevano dimostrarmi con le cifre che l’operaio americano guadagnava meno dell’italiano. Io li ho pregati di fare a meno delle cifre e di guardare con gli occhi.”
Nell’estate del 1925, a ventiquattro anni, Adriano Olivetti si imbarca per gli Stati Uniti con l’obiettivo di studiare l’organizzazione delle fabbriche americane e di perfezionare l’inglese. Nei cinque mesi del suo soggiorno scrive spesso ai genitori e ai fratelli, raccontando le sue impressioni in lettere affettuose, riflessive e brillanti. Nella corrispondenza con il padre Camillo, che più di tutti l’aveva spinto a partire, emergono per la prima volta le divergenze di vedute sulla gestione dell’azienda di famiglia, ma proprio in questo viaggio il giovane Adriano si convince ad accettare il suo ruolo di futura guida della Olivetti. Una scelta che matura tra la scoperta ammirata dell’efficienza del modello americano e il sentimento di profonda indignazione suscitato dall’incontro con l’America del “dio denaro”.


Gerard Terborch



Scienza e vita : lettere 1916-1955 di Albert Einstein, Hedwig e Max Born
In questo scambio epistolare tra due giganti della fisica del Novecento sono riassunte le grandi difficoltà interpretative del formalismo quantistico, ancora oggi oggetto di vivaci dibattiti. Mentre Einstein riteneva che la meccanica quantistica nella sua interpretazione standard fosse incompleta, Born, che propose per primo l’interpretazione probabilistica della funzione d’onda, era in profondo disaccordo proprio sulla necessità di modificare la teoria introducendo nuove variabili da essa non descritte. Poiché questo straordinario dibattito verteva sui fondamenti concettuali della nuova meccanica quantistica, esso aveva un carattere che si può senz’altro definire filosofico. In più, l’epistolario chiamava in causa anche problemi umani, politici e sociali profondamente radicati nel periodo storico che va dal 1916 al 1955. Il titolo Scienza e vita è quindi quanto mai appropriato per dar conto dell’inestricabilità dei problemi scientifici con quelli filosofici in senso lato.




Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute : le lettere di Richard Feyman di Richard P. Feynman; a cura di Michelle Feynman

Quasi vent'anni dopo la sua morte, Feynman non cessa di stupirci. Questa volta con l'aiuto della figlia Michelle, che ci consegna una parte copiosa dell'epistolario di suo padre. E basta scorrerne i destinatari - eminenti scienziati, ma anche ammiratori, studenti, picchiatelli, gente comune che si rivolgeva a lui in cerca di consigli - per avere la conferma della sua leggendaria versatilità e anticonformistica vocazione didattica. Ci capiterà allora di incontrare, magari nella risposta a uno sconosciuto, passi illuminanti su qualche arduo problema della fisica. Alla gente piace imparare diceva del resto Feynman e il modo migliore di intrattenerla è darle la possibilità di capire, almeno in parte, qualcosa che non aveva mai capito prima. Parteciperemo inoltre - attraverso un libro che si rivelerà l'autoritratto di un uomo che non riusciva a far nulla banalmente - alla comica vicenda delle sue dimissioni dalla National Academy of Sciences, istituto che gli appare privo di qualsiasi scopo, se non quello di selezionare i personaggi degni di farne parte; rivivremo la prima esplosione nucleare, descritta con vividezza di immagini in una lettera alla madre; capiremo come arrivò alla sbalorditiva soluzione del caso del Challenger. Sono un esploratore, no? ha dichiarato Feynman. E quindi mi piace scoprire.

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