L'invenzione dell'inverno di Adam Gopnik
In questo libro l’autore pone al
centro delle sue acute ed eclettiche “scorribande” il tema dell’inverno. Una
stagione, la cui percezione, lungo il cammino della civiltà umana, ha subito un
profondo mutamento nella sensibilità collettiva. Come sottolinea Gopnik,
soltanto negli ultimi due secoli, grazie al progresso della tecnologia,
l’inverno ha smesso di essere un periodo di abbandono e ritiro, una stagione
aspra, “buia e gelida” da cui sopravvivere, offrendo nuove e feconde occasioni
di svago, di lavoro, di scambio e crescita sociale e culturale.
E’ fuor di
dubbio che noi uomini e donne di oggi vediamo, udiamo e percepiamo nell’inverno
note e sfumature emozionali che i nostri antenati non avvertivano. L’autore,
lungi dal pretendere di essere esaustivo, ha scelto di riunire la sue
riflessioni sul tema in cinque capitoli, contenenti un avvincente viaggio tra
gli artisti, i libri, le musiche e le mode del tempo. Un percorso che si snoda
velocemente dai paesaggi gotici dei romantici tedeschi alle poetiche nevicate
degli impressionisti, dalle parabole natalizie ambientate nelle città di
Charles Dikens alle visioni degli iceberg di Lawren Harris per approdare ai
giorni nostri, a Nat King Cole che canta “Baby, it’s cold outside”. L’intento
dell’autore, che sembra divertirsi nel raccontare personaggi e storie di varie
epoche, non è quello di interessare il lettore all’inverno in quanto fatto
fisico, ma piuttosto come atto poetico: in definitiva, all’inverno nella mente
più che nella materia.
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