martedì 14 marzo 2017

L'invenzione dell'inverno di Adam Gopnik
In questo libro l’autore pone al centro delle sue acute ed eclettiche “scorribande” il tema dell’inverno. Una stagione, la cui percezione, lungo il cammino della civiltà umana, ha subito un profondo mutamento nella sensibilità collettiva. Come sottolinea Gopnik, soltanto negli ultimi due secoli, grazie al progresso della tecnologia, l’inverno ha smesso di essere un periodo di abbandono e ritiro, una stagione aspra, “buia e gelida” da cui sopravvivere, offrendo nuove e feconde occasioni di svago, di lavoro, di scambio e crescita sociale e culturale. 

E’ fuor di dubbio che noi uomini e donne di oggi vediamo, udiamo e percepiamo nell’inverno note e sfumature emozionali che i nostri antenati non avvertivano. L’autore, lungi dal pretendere di essere esaustivo, ha scelto di riunire la sue riflessioni sul tema in cinque capitoli, contenenti un avvincente viaggio tra gli artisti, i libri, le musiche e le mode del tempo. Un percorso che si snoda velocemente dai paesaggi gotici dei romantici tedeschi alle poetiche nevicate degli impressionisti, dalle parabole natalizie ambientate nelle città di Charles Dikens alle visioni degli iceberg di Lawren Harris per approdare ai giorni nostri, a Nat King Cole che canta “Baby, it’s cold outside”. L’intento dell’autore, che sembra divertirsi nel raccontare personaggi e storie di varie epoche, non è quello di interessare il lettore all’inverno in quanto fatto fisico, ma piuttosto come atto poetico: in definitiva, all’inverno nella mente più che nella materia.


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