venerdì 7 aprile 2017

Tre piani : romanzo di Eshkol Nevo

I tre piani della palazzina nel romanzo di Nevo riflettono la seconda topica freudiana, l’Es, l’Io e il SuperIo. Nevo con grande ironia mette a nudo i fallimenti e la psicosi che sottendono la placida superficie della borghesia israeliana e ci regala un romanzo avvincente.

 Ci sono almeno due modi per leggere l’ultimo romanzo di Eshkol Nevo. Si può considerare Tre piani come un viaggio doloroso nella solitudine e nello smarrimento che coglie l’animo umano di fronte alla paura e all’isolamento, un percorso cupo, difficile e in cui solo verso la fine è dato di cogliere la luce di una speranza. Oppure si può scorgere nelle storie e nei personaggi descritti l’eco di una straordinaria metafora dei quesiti che attraversano la società israeliana degli ultimi anni, sospesa tra una drammatica chiusura su se stessa, la necessità, e la volontà, di un dialogo con «l’altro», in questo caso i palestinesi, e il costante confronto con i propri, talvolta contraddittori, miti di fondazione. Infine, ed è forse la pista più feconda con cui avvicinarsi al libro, si può prendere in considerazione l’apparente paradosso che proprio per la sua natura così intima, si tratti in realtà di un testo intrinsecamente politico. … In Tre piani l’autore mette in scena le ossessioni degli abitanti di una tranquilla palazzina borghese di Tel Aviv, dove dietro all’apparenza di benessere e serenità si consumano drammi e prendono forma i peggiori incubi. … A ogni piano corrisponde una vicenda e una ferita. Al primo si incontra Arnon, terrorizzato dall’idea che l’anziano vicino che si prende cura di sua figlia possa avere in realtà ben altre intenzioni. Al secondo c’è Hani che combatte con la solitudine cui la costringe il marito Assaf, anaffettivo e sempre in viaggio d’affari. Al terzo vive Dvora, che dialoga con il marito morto attraverso una vecchia segreteria telefonica e si interroga ancora sul perché il loro unico figlio abbia rotto con la famiglia. Proprio da Dvora verrà però un segnale di apertura al mondo che sembra interrogare in un modo nuovo il suo dolore. Questo, mentre il paese è scosso da forti movimenti sociali.                      Guido Caldiron 




Democracy,  da un'idea di Alecos Papadatos;  soggetto Alecos Papadatos & Abraham Kawa ; sceneggiatura Abraham Kawa ; art direction & disegni Alecos Papadatos ; colori Annie Di Donna
Avvincente, coinvolgente, ben disegnato e scorrevole come si addice a un buon fumetto; preciso, puntuale e inappuntabile dal punto di vista della ricostruzione come un ottimo manuale di storia. Dunque doppiamente efficace: perché offre al grande pubblico l’occasione di (ri)appropriarsi di una pagina fondamentale della storia dell’umanità (la nascita della democrazia nella Grecia antica)e di gustarsi la lettura senza l’impegno - e le competenze - richiesti da un saggio o da un tomo scolastico. Il tutto tenendo comunque alta la barra della qualità e del rigore scientifico. […] Si respira la storia e si è calati nella storia senza eccessi di fantasia, ma con la giusta prospettiva, un linguaggio pertinente, un quadro generale tratteggiato con cura e precisione. […]

La storia, che di romanzato ha soltanto il protagonista e narratore Leandro, anonimo soldato delle schiere ateniesi che nel 490 a. C, fermarono sulla piana di Maratona, 42 chilometri più a nord del Pireo, l’avanzata di Dario nella prima delle due guerre Persiane, è costruita attorno al lungo e accurato racconto di Leandro stesso il quale, la notte precedente l’epico scontro, ripercorre la propria biografia ai commilitoni. E con essa traccia le tappe decisive del processo costitutivo della democrazia ad Atene, dalla lotta contro i fratelli tiranni Ipparco e Ippia (figli di Pisistrato e responsabili dell’uccisione del padre di Leandro) alla breve e ingannevole parentesi di Isagora - alleato con Sparta - fino alla salita al potere di Clistene e alla riforma che questi introdusse negli assetti politici della polis, con la prima effettiva concretizzazione del criterio del voto pro capite e l’abbandono della precedente suddivisione della popolazione nelle tribù originarie dell’antica città dell’Attica. Ma il racconto di Leandro affascina e conquista soprattutto per la capacità di mettere a nudo i dubbi, le paure, i sogni del giovane vasaio-soldato, il suo rapporto con gli Dei - realtà onnipresenti nella cultura greca antica - e con l’amore, incarnato in una irraggiungibile pizia del tempio di Delfi. C’è, dentro, tanta riflessione filosofica e tanta umanità che avvicinano Leandro all’uomo di 2.500 anni più tardi, l’uomo di oggi.
Il libro  […] presenta nelle pagine finali anche un utilissimo glossario, prezioso soprattutto per incastonare nella storia le figure che compaiono nella narrazione e offrire dunque la cornice reale alla vicenda.
Da Il cittadino di Lodi

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