lunedì 8 maggio 2017

Elegia americana di J.D. Vance

I poveri del Midwest, ora devastati dall’eroina, sono quelli che hanno fatto vincere Trump. Uno scrittore dell'Ohio era uno di loro. E li ha raccontati in un libro che è già un bestseller.


Il termine hillbilly nella musica folk degli Stati Uniti d’America sta a rappresentare il country, riferendosi in particolare a quello tipico delle zone montuose degli Stati sud-orientali. Ma è anche un lemma, per lo più dall’accezione stereotipata e dispregiativa, che definisce le persone che vivono in quei luoghi. Essere un vero hillbilly è invece per il giovanissimo Vance, se non un motivo di vanto, quantomeno qualcosa di cui non deve affatto vergognarsi. Il suo libro - che ormai da mesi e mesi domina le classifiche americane - si configura come un’autobiografia, ma in realtà è un saggio politico, economico, sociale, culturale, emozionale di ampio respiro; un testo di rara importanza per comprendere un po’ più nel dettaglio quel crogiolo di sentimenti contrastanti, opinioni aspre, atteggiamenti orgogliosi, rabbia, delusione, frustrazione.

«Il caso editoriale che ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica i “bianchi poveri” degli Stati Uniti, possibile bacino elettorale per Trump.» la Lettura – Corriere della Sera


«Ci apre uno squarcio sul dolore e la rabbia del popolo che ha votato per Trump.»

«Los Angeles Times»






I nonni di J.D. sono sporchi, poveri e innamorati quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore. Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l’altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l’abbandono scolastico è alle stelle. Eppure quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l’eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump. Elegia americana celebra un’America silenziosa e dà voce a quella classe operaia dei bianchi degli Stati Uniti più profondi che un tempo riempiva le chiese, coltivava le terre e faceva funzionare le industrie. Quel mondo non c’è più, al suo posto solo ruggine e rabbia. E J.D. Vance diventa così il cantore, brutale e appassionato, dell’implosione di un modello, di un’idea. Di un sogno che è stato a lungo anche il nostro.

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