Gilles di Pierre Drieu La
Rochelle
Romanzo-romanzo, romanzo-saggio, Gilles
è la narrazione in terza persona della vita di un intellettuale francese tra le
due guerre, preso nel gioco spietato delle idee e delle passioni estreme entro
cui si attorciglia la sua ricerca di un senso ultimo. Autobiografico romanzo
della decadenza, raffinato e cinico, è la storia di un giovane che piace alle
donne e ama la guerra. Di ritorno a Parigi dopo le trincee della prima guerra
mondiale, egli si scontra con la morale del mondo borghese, che cerca di
superare dall’interno, fino a comprendere che l’unica via d’uscita, pur nella
consapevolezza della sconfitta, è la distruzione di quel mondo. Fedele alla
propria figura di scrittore moralista lucido e ostinato, Drieu La Rochelle,
tagliente e contraddittorio, antidemocratico e suicidario, «agente doppio»
romantico e reazionario, in quello che è il suo romanzo maggiore non risparmia
se stesso più della propria epoca. Così Gilles, come il suo autore, per alcuni
sarà uno specchio nitidissimo, per altri deformante, mentre qualcun altro
ancora, dopo averlo infranto, si taglierà con i suoi pezzi.

Pierre
Drieu la Rochelle (Parigi, 1893 - Parigi, 1945) è stato narratore, saggista e
giornalista. Egli rientra – al pari di Ezra Pound, Louis Ferdinand Céline e
Ernst Jünger – fra quelle figure del ’900 la cui statura intellettuale e
letteraria non può essere compromessa da un percorso biografico accidentato e
controverso. Reduce della Grande Guerra, dandy e seduttore lacerato
dall’imperativo della scelta e dal terrore della debolezza, in una prima fase,
affascinato da tutti i movimenti rivoluzionari, cede alle sirene del Dadaismo e
del Surrealismo. Negli anni Trenta prova a coniugare socialismo e fascismo (Socialismo fascista, 1934) e, con
l’avvento della Seconda Guerra mondiale, aderisce alla Francia di Vichy. Il suo
percorso fluttuante e irrisolto lo porterà a incrociare le maggiori figure
della cultura francese – dapprima gli stessi Breton e Aragon; quindi, per
volontà di Gaston Gallimard, andrà a dirigere la «Nouvelle Revue Française»,
permettendo in qualche modo la riapertura della casa editrice nel periodo
dell’occupazione nazista. In quella fase è testimoniato il suo ruolo attivo nel
salvataggio di ebrei e di intellettuali come Jean Paulhan e Sartre.
All’indomani della Liberazione, braccato come collaborazionista, rifiutando
anche l’aiuto di diversi amici fra cui André Malraux, si suicida con il gas,
cedendo alla tentazione di tutta una vita
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