Incidenti di percorso : antropologia
di una
malattia di Clara Gallini
Un libro
coraggioso, questo di Clara Gallini (1931 –2017), non solo perché affronta con
sorprendente lucidità il percorso di una malattia, la sua, ma anche per come lo
fa. Ci vuole un certo coraggio a scrivere: “Ora
sono vecchia – una parola che non usa
più, resa orrorosa da quel linguaggio renziano che esorta alla rottamazione di
quanto non sarebbe giovanile. Vecchia e malata...”. In un'epoca in cui la cosmesi lessicale tenta in ogni modo di fare
scomparire la vecchiaia, ammettere (e accettare) con chiarezza la propria
condizione è atto coraggioso. E lo è anche il cercare di reagire al male e alle
terapie invasive tentando di trasformare l'intero sistema terapeutico in un
campo di osservazione per chi come lei, ha trascorso la vita “osservando e
partecipando” come fa ogni antropologo. Allieva di Ernesto De Martino, Clara
Gallini diventa, in questo ultimo lavoro, osservatrice partecipante di se
stessa, raccontandoci la storia di un corpo malato. Nonostante la gravità del
caso, Clara Gallini riesce a non perdere mai il senso dell'ironia, che pervade
l'intera narrazione, riuscendo a rendere meno angoscioso il racconto,
senza per questo rinunciare alla profondità. La vecchiaia è in qualche modo
solitudine, ma anche sempre maggiore attaccamento a cose e abitudini che ci hanno
accompagnato nella vita. Quando le ritroviamo in ordine diverso, come accade
all'autrice quando ritorna a casa dall'ospedale, ci pervade un senso di
spiazzamento, di estraneità... Clara Gallini parte dalle sue reazioni ai
cambiamenti per avviare profonde riflessioni sulla memoria, su quali siano gli
appigli a cui si aggancia la nostra mente per poi fissare in qualche parte del
cervello, fatti, episodi, volti e voci della nostra esperienza. Questo
ripercorrere alcuni meandri del passato, conduce l'autrice a ricordare la
propria vita, fin dall'infanzia. Il racconto attraversa quasi un secolo di
storia, passa attraverso l'esperienza della guerra e poi la ricostruzione, il
boom economico… ogni esperienza che affiora alla memoria diventa oggetto di
analisi antropologica da parte di Clara Gallini che si chiede cosa è il gioco,
rilegge la guerra, i riti popolari, gli scherzi in famiglia: tutto diventa
materiale di studio e questo a causa di un male che ti costringe a stare ferma,
a rivedere tutto il tuo cammino fino all'oggi, … Fino alla nuova convivenza con
una badante, Abilia, con cui si deve iniziare una nuova vita... La casa, lo
spazio più intimo viene ridisegnato dalla nuova condizione, tutto va riletto in
una prospettiva a due, dettata dalla malattia. Ecco allora l'ultimo viaggio
etnografico, quello attraverso gli oggetti di casa, quelli conservati perché
legati a momenti significativi; anch'essi riemergono dalla loro presenza
scontata per rinascere a nuova vita grazie a uno sguardo nuovo. Lo sguardo di chi
osserva se stessa e la propria esistenza attraverso la lente della fragilità
della malattia e della vecchiaia.
Marco Aime
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