lunedì 29 maggio 2017

Sabbie bianche di Geoff Dyer


Ci sono, nel mondo, città, fiumi, vulcani, deserti che pulsano di un’energia arcana, di un magnetismo misterioso che attrae gli sguardi e i passi, i sogni e i desideri. Ci sono regge, strade, foreste che risuonano di parole: quelle di Goethe quando scorge per la prima volta il mare a Venezia, quelle di Kerouac mentre disegna il profilo dell’America con le ruote di una Cadillac, quelle di Joyce per smarrirsi e ritrovarsi a Dublino, quelle di Hemingway per inseguire il sole da Parigi a Pamplona. Parole che ci fanno vedere il mondo come altrimenti non potremmo mai fare. A queste parole si aggiungono oggi quelle di Geoff Dyer, stralunato viaggiatore, favoleggiatore babelico, flâneur della letteratura, incantatore della sabbia, che sa animare per plasmarla in forme sempre nuove: sabbia bianca dei deserti americani, fra le strade della Città Proibita, alle Svalbard, in riva al mare di Tahiti... Sabbie bianche non è un romanzo, né un reportage, non è una raccolta di racconti e nemmeno un diario di viaggio: è tutte queste cose e si ostina a non esserne nessuna. È, soprattutto, la conferma dell’incredibile dono di Geoff Dyer di mescere arte e vita, immagini del reale e fantasmi dell’immaginazione… Alla perenne ricerca di qualcosa, ci smarriamo con lui fra dune di sabbia, destinati a non giungere mai all’oasi cui aneliamo. Ma non importa, suggerisce Dyer, la vita è questo, quello che succede quando non troviamo ciò che cerchiamo.

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