Sabbie
bianche di Geoff Dyer
Ci sono, nel mondo, città, fiumi,
vulcani, deserti che pulsano di un’energia arcana, di un magnetismo misterioso
che attrae gli sguardi e i passi, i sogni e i desideri. Ci sono regge, strade,
foreste che risuonano di parole: quelle di Goethe quando scorge per la prima
volta il mare a Venezia, quelle di Kerouac mentre disegna il profilo
dell’America con le ruote di una Cadillac, quelle di Joyce per smarrirsi e
ritrovarsi a Dublino, quelle di Hemingway per inseguire il sole da Parigi a
Pamplona. Parole che ci fanno vedere il mondo come altrimenti non potremmo mai
fare. A queste parole si aggiungono oggi quelle di Geoff Dyer, stralunato
viaggiatore, favoleggiatore babelico, flâneur della letteratura, incantatore
della sabbia, che sa animare per plasmarla in forme sempre nuove: sabbia bianca
dei deserti americani, fra le strade della Città Proibita, alle Svalbard, in
riva al mare di Tahiti... Sabbie bianche non è un romanzo, né un
reportage, non è una raccolta di racconti e nemmeno un diario di viaggio: è
tutte queste cose e si ostina a non esserne nessuna. È, soprattutto, la
conferma dell’incredibile dono di Geoff Dyer di mescere arte e vita, immagini
del reale e fantasmi dell’immaginazione… Alla perenne ricerca di qualcosa,
ci smarriamo con lui fra dune di sabbia, destinati a non giungere mai all’oasi
cui aneliamo. Ma non importa, suggerisce Dyer, la vita è questo, quello che
succede quando non troviamo ciò che cerchiamo.
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