mercoledì 21 giugno 2017

Il comandante dello zucchero di Raphael Confiant
Il quinto romanzo in lingua francese di Confiant, al quale sono stati attribuiti diversi significativi premi letterari. Una pungente ironia pervade il libro, che presenta uno spaccato della società martinicana del tempo, dove il razzismo è presente non solo presso i bianchi, ma anche nella mentalità della gente di colore, che relega all’ultimo posto della scala sociale coloro che possiedono la pelle più scura.
  
Martinica, 1936. Firmin Léandor è il comandante in capo di una fattoria nel comune di Rivière-Salés. Nelle due vaste piantagioni si coltiva e si raccoglie la canna da zucchero. Nonostante lo schiavismo sia stato abolito, sull’isola delle Antille facente parte dell’impero coloniale francese i bianchi detengono il potere e le proprietà di tutte le fattorie e piantagioni. Il lavoro più duro è destinato ai neri, sorvegliati e diretti dai comandanti mulatti come Firmin. Tutta la loro vita è regolata dal ciclo vitale della canna da zucchero e ogni energia si concentra nei cento giorni della raccolta, durante i quali nessun gesto viene lasciato al caso, nessuna distrazione è concessa , “e anche dormendo, il negro che lavora nella canna sogna la canna, è abitato dalla canna. Perfino ossessionato”. E per Firmin, che da raccoglitore ha scalato la gerarchia dimostrando il suo valore e la sua dedizione, è più di un lavoro. Per lui la canna da zucchero è un amore, una passione che si affianca a quello per la moglie Élèonore; un amore che va coltivato, controllato e tenuto sulla retta via. Ma il lavoro è durissimo e il razzismo regna anche tra i raccoglitori. Le donne partoriscono tra le canne e poi ricominciano a lavorare, c’è chi imbroglia per raggiungere la propria quota di raccolto giornaliero. Il mare è lontano dalle piantagioni, il caldo toglie il fiato e le energie. Ma tutto il mondo di Firmin è lì, tra la fattoria, la piantagione e la raffineria e i cambiamenti sono difficili da accettare. Le scelte che la vita impone non sono semplici decisioni, ma vere e proprie trasformazioni che mettono a repentaglio tutto ciò che fino ad allora si è coltivato, proprio come la salute di una pianta di canna da zucchero esposta alle intemperie…

Il prezzo dei soldi di Petros Markaris
Dopo anni di crisi, la Grecia vive un’entusiasmante ripresa economica, il denaro inizia di nuovo a scorrere e i greci tornano alle loro vecchie e buone abitudini. Così, quando un funzionario dell’Ente del turismo viene trovato morto nella sua abitazione, ucciso da un colpo di pistola alla testa, le indagini vengono chiuse in fretta con la confessione di due ladruncoli. Il miracolo economico non si può arrestare. Poco dopo, il nuovo vicecomandante ferma anche l’inchiesta sull’assassinio di un noto armatore. Solo il commissario Kostas Charitos nutre dei dubbi: strane coincidenze legano gli investitori che scommettono sul rilancio del paese al riciclaggio di denaro sporco nelle Isole Cayman. Due vittime sono molte, tre diventano troppe: il giornalista Sotiròpoulos, vecchia conoscenza di Charitos, viene giustiziato nella sua auto e il commissario decide, allora, di seguire il suo intuito, di indagare per conto proprio e contro il volere dei superiori. Charitos sa che solo ricostruendo la provenienza dei soldi potrà risolvere la serie di misteriosi omicidi.
Il grande ritorno del commissario Kostas Charitos, la sua decima inchiesta, in cui arriva a mettere a repentaglio la propria carriera nella polizia pur di smascherare i nuovi poteri che tengono in ostaggio l’intero paese.

Redenzione immorale : romanzo di Philip K. Dick
"Redenzione immorale" è uno dei libri meno noti di Philip K. Dick, eppure vi si trovano temi e idee che ricorreranno nella sua produzione successiva. Siamo nel 2114, e il mondo è profondamente segnato dalla guerra nucleare e dalle regole del regime totalitario instaurato nel 1985 dal maggiore Streiter. Alien Purcell, il protagonista del romanzo, visita l'isola giapponese di Hokkaido, simbolo eloquente delle devastazioni causate dalla guerra, e qui tocca con mano le assurde imposizioni sociali dettate dal potere politico e mediatico di un regime che, tra le altre cose, vieta il sesso extra-coniugale e l'uso di alcolici in pubblico. Su un'isola desolata e ancora radioattiva, gli amici di Alien dissotterrano i libri del passato per salvaguardare la libertà di espressione individuale dalle velleità censorie dell'oligarchia neopuritana, intenzionata a eliminare qualsiasi trasgressione. E mentre un fiorente mercato nero offre preziose copie di testi ormai irreperibili - su tutti l'"Ulisse" di Joyce -, Alien Purcell sembra essere uno dei pochi ancora in grado di cambiare il mondo e salvaguardare l'autonomia di pensiero degli esseri umani.


Billy di Einzlkind
Billy è cresciuto a Duffmore, in Scozia, insieme a zio Seamus, zia Livi e ai cugini Frank e Polly, dopo che Monkboy e Birdy  – i suoi genitori – sono partiti per un lungo trip senza piú tornare. Tutto quello che gli è rimasto di loro è un vecchio giradischi  e l’amore per la musica, dai Ramones  ai Joy Division. A 19 anni, quando entra  a far parte dell’azienda di famiglia, per lui finisce l’innocenza. Nel suo caso non  si tratta di fare conti o di stare dietro a un banco, nient’affatto: la nicchia redditizia in cui zio Seamus si è inserito fin da ragazzo è quella della giustizia. Billy e la sua famiglia si occupano di omicidi in giro per il mondo, perché c’è sempre qualcuno che vuole essere vendicato o risarcito. Dodici sono i casi che Billy ha già affrontato con la sua Walther, dodici le istantanee e le storie che porta con sé. A 34 anni è diretto a Las Vegas per incontrare un “collega”,  ma anche per divertirsi un po’ nella capitale mondiale del gioco. I suoi piani, però, saranno costretti a cambiare.  Torna per i lettori italiani l’umorismo dell’autore di Harold tinto di giallo,  di nero e di rosso sangue.

Billy è un romanzo, ma anche un progetto multimediale, circondato da un alone di mistero: l’identità del suo autore, che si firma con lo pseudonimo einzlkind, resta sconosciuta.          http://www.einzlkind.com/



“Un thriller di profonda intelligenza, un’immaginazione mozzafiato, una lingua perfettamente accordata.”          Das Magazin

“Quando Billy guida attraverso l’America,  ti senti come in un quadro di Edward Hopper. Una specie di magia!”                   In Magazine    





Amici per paura di Ferruccio Parazzoli
È il 1943, siamo a Roma e, contrariamente a quello che si dice in giro, stanno per arrivare i primi bombardamenti e, a seguire, lo scontro tra fascisti e partigiani e l’arrivo degli americani. Francesco, otto anni, è convinto che, durante la guerra, muoiano solo gli adulti e, comunque, non quelli che fanno parte della sua famiglia.
Quando il papà di Francesco decide che la città non è un posto sicuro e invia moglie e figli nelle Marche, Francesco si confronterà per la prima volta con la guerra, con l’antifascismo, con il rischio di morire. E quando Francesco potrà tornare nella sua città, la troverà ferita, piena di macerie, confusa dagli effetti della ritirata tedesca e dall’annunciato, ma lontano, arrivo degli americani. Ai suoi occhi di bambino, i due anni che condurranno alla pace, sono costellati di scoperte, di addii, di leggende, di stupore e, sorprendentemente per lui, che voleva fare il fante, di libri. È infatti grazie al signor Anselmo, che recupera e vende i libri dissepolti dalle macerie e insieme si occupa del mercato nero, che Francesco comincia a dare una forma nuova ai suoi sogni e scopre il valore dei romanzi. Non di tutti, però, perché la necessità impone di comprendere quali vanno salvati e rivenduti e quali, sia pure a malincuore, bruciati per tenersi al caldo:
“È brutto consegnare al fuoco i libri, qualunque sia il valore letterario che essi abbiano, ricordatelo ragazzi. Questo lo ha fatto Hitler, e voi sapete tutti chi è Hitler. Ma data la situazione di necessità siamo perdonati. Salveremo solo la cultura”.


La stanza di Therese di Francesco D'Isa
Therese ha abbandonato lavoro e affetti per rinchiudersi in una camera d’albergo, intenzionata a non comunicare con l’esterno finché non avrà risolto l’enigma che l’assilla fin dalla giovane età. Nel farlo, lavora convulsamente a una lettera indirizzata alla sorella e gremita di ritagli, fotografie, diagrammi, schizzi e correzioni che punteggiano un testo insieme limpido, poetico e riflessivo. Il risultato è un romanzo che ibrida confessione privata e pamphlet filosofico, giallo a chiave e libro illustrato, per raccontare la storia di una donna che si preoccupa di un temperamatite, di un bicchiere o di un rossetto e, allo stesso tempo, vive una profonda tensione esistenziale in cui s’incontrano la ricerca di Dio, il paradosso e la forma dell’infinito

Scompartimento per lettori e taciturni : articoli, ritratti, interviste di Grazia Cherchi
Articoli, ritratti, interviste di Grazia Cherchi, editor e critica letteraria dalla penna affilata, famosa stroncatrice e appassionata lettrice, raccolti nel 1997 da Roberto Rossi. Il libro sorprende prima di tutto per la sua attualità o forse, a ben vedere, fa disperare per l'attualità delle riflessioni che contiene e rende chiaro come in questi anni nulla sia cambiato.

Grazia Cherchi fu tra i primi collaboratori di Piergiorgio Bellocchio, fondatore dei Quaderni piacentini; dal 1984 decide di occuparsi solo di letteratura; scrive per Panorama, l'Unità, Linus e il Manifesto e collabora come editor con Mondadori, Rizzoli, edizioni E/O, Feltrinelli. Critica militante, non risparmia i propri aspri giudizi all'industria libraria per la quale lavora e ne condanna l'attitudine a privilegiare il mercato a discapito dei progetti editoriali di qualità. Quando il gruppo Fininvest acquista Panorama, giornale per il quale scrive da anni, la Cherchi rinuncia alla collaborazione. Drastica nelle scelte quanto nei giudizi, ha a cuore unicamente la sorte di libri e letteratura; non condivide l’improduttivo lamento del mondo culturale che piange per il declino dei libri e per il disinteresse crescente dei lettori. Lei i libri li ama e dedica loro la vita; in una scelta così netta non c'è posto per lo sterile piagnisteo mugolato nei salotti dell'élite intellettuale. Grazia trova il modo di rendersi utile alla letteratura scegliendo di essere una critica indipendente, di non risparmiare in giudizi e verità, di raggiungere con chiarezza il nodo centrale del romanzo analizzato, senza indugiare in vuote e consolatorie premesse. In due articoli apparsi su Panorama e presenti nel libro (Criticate e venderete e Stronca che ti passa) Grazia Cherchi si occupa dell'arte di recensire. Inizia spiegando che esistono tre tipi di recensione: accademica, pubblicitaria, d'autore. La prima la considera noiosissima e la liquida in poche righe; la seconda, al servizio dell'editore e dell'autore, ignora del tutto il lettore in una misteriosa negazione, davvero poco lungimirante. Sulla recensione d'autore si pronuncia schietta e pungente: La compilano in genere romanzieri e poeti specialisti in preamboli. Nei quali discettano di sé, dei propri stati d'animo, di qualsivoglia argomento che prima o poi (chissà quando) finirà con l'avere una qualche attinenza con il libro da recensire. [...]L'unica indicazione utile, in queste recensioni d'autore, è data dal corsivo sotto la firma, in cui finalmente si capisce di che libro ci si sarebbe dovuti occupare, di chi è, prezzo, editore. Grazia Cherchi si dichiara a favore di una critica tradizionale, forse un po' vecchiotta, ma capace di stare dalla parte del lettore con il preciso intento di orientare e consigliare.
“Un’antica donna italiana”: così definì Grazia Cherchi il poeta Giovanni Giudici, introducendo questo libro che raccoglie tra l’altro interviste a Fortini, Camilla Cederna, Revelli, Garboli, Benni, La Capria, Zanzotto, Tadini e tanti altri, e ritratti di Sereni, Morante, Volponi…

Storia di artisti e di bastardi di Flavio Caroli
«Cercherò di dirti la verità, cara nipote, non una verità tecnica, che annoierebbe te così come qualunque altro lettore, ma una verità un po’ più ricca, la realtà dell’arte moderna nella vita del nostro tempo: la vita vera, intendo, bellezza e merda equamente miscelate come accade nella vita vera.»
È con queste parole che Flavio Caroli ricostruisce il suo percorso critico, tra lo studio dell’arte passata e la partecipazione attiva alla scena dell’arte contemporanea, quella brillante società mondana fatta di artisti e mecenati, registi e cantautori, mostre e cataloghi, Biennali e viaggi. In una serie di ideali lettere alla sua giovane nipote, Caroli alterna ricordi personali e aneddoti, considerazioni sul nostro presente e piccole fulminanti lezioni sui maestri del passato. Che ci parli della sofferta, consapevole depressione di Van Gogh o del suo primo incontro con Antonioni sul set di Deserto rosso, che ci racconti i ritrovati e poi perduti dipinti del Guercino o la sua amicizia con Lucio Dalla, che ci riveli le pulsioni di morte di Andy Warhol o le intemperie di Marina Abramovic, la voce di Caroli ci arriva sincera e palpitante, immersa nelle storie che narra con la naturalezza del grande storico e divulgatore. Con Storia di artisti e di bastardi Flavio Caroli firma il suo libro più personale, un memoir capace di rievocare con intensità l’esperienza artistica di un’epoca intera.



Dei miei sospiri estremi di Luis Bunuel
Da tempo irreperibile, questa autobiografia scritta da Bunuel negli ultimi anni di vita con l'aiuto dell'amico e collaboratore Jean-Claude Carrière appare oggi come un testamento e come il prezioso, avventuroso riepilogo di una grande stagione artistica narrata con vivacità e divertimento. L'educazione cattolica, l'amicizia con Garcia Lorca e con Salvador Dalì, l'incontro con Breton e quello con Fritz Lang, la Hollywood degli anni d'oro e la Parigi dei mitici anni Venti, il Messico e la Spagna come terra d'ispirazione: ecco alcuni degli innumerevoli argomenti trattati in questo libro da un protagonista della cultura del nostro tempo.



Dancing with Maria,  un film di Ivan Gergolet
Maria Fux ha 93 anni. Ancora danza, con le braccia e con la mente, e ancora insegna a danzare. Alla sua casa-studio di Buenos Aires arrivano persone da tutto il mondo, per frequentare i suoi seminari e per conoscere il suo metodo, così particolare, nato nel 1942 vedendo una foglia staccarsi da un albero e muoversi al vento. Secondo Maria Fux non è solo seguendo la musica che si danza, ma imparando a seguire il proprio ritmo interno. Dunque tutti possono farlo. Trasformare i limiti fisici in una risorsa è diventata la sua missione. Maria Fux, in questo senso, ha cambiato la vita di molta gente. Certamente quella di Maria Garrido, bambina mapuche trovata dalla polizia in una grotta, nel 1971, denutrita e sordomuta. La Fux le ha insegnato a muoversi tra le compagne, e poi nel mondo. Ha fatto scoprire il linguaggio del corpo a chi non può camminare, a chi non vede, ai ragazzini down Marcos e Macarena.

Il documentario di Ivan Gergolet racconta questi successi senza farne motivo di clamore, mantenendoli nell'alveo della quotidianità in cui Maria vive del proprio del lavoro, da sempre, felice di fare quello che è, piuttosto che il contrario. La dimensione del film è pacata, intima: il regista non sgomita in casa d'altri, ma assorbe con discrezione le abitudini della padrona di casa, rispettandone la volontà di entrare e uscire di scena tuttora in maniera teatrale, per conservare quell'aura di mistero che l'ha resa una sorta di guida per tante donne, una guru in senso buono. E a colpire, del film, è proprio il rapporto tra la classe e la maestra, il clima di rispetto e il lavoro di integrazione che la Fux sa instaurare. La componente teatrale è presente, importante, ma non si risolve in un'occasione di narcisismo: piuttosto contiene l'idea e la prassi, molto argentine, secondo cui un attore (un danzatore, un artista) non è mai un semplice interprete, ma sempre un creativo, che mette la propria intuizione al servizio di quel che è chiamato a fare. Con la sua voce monocorde, attenta a non sovrastare il gesto del corpo, Maria Fux si allena ogni giorno con la sua classe, sempre più gremita, alla sbarra dell'immaginazione, e non è mai una fuga dalla realtà ma un altro modo di guardare ad essa, di approfondire la sua conoscenza, esattamente come, a volte, una parola di un'altra lingua fa luce su un vocabolo o su un concetto della nostra.
Il regista goriziano osserva l'artista al lavoro senza mai farsi passare dalla mente l'idea di costringerla ad interviste para-televisive o di forzarla a dar spettacolo di sé. È un ospite nel suo mondo e lo sa bene. Si fa bastare quel che intercetta, anche se qualche volta ci induce a desiderare di saperne più.

Il Palazzo Gambacorti di Daniela Stiaffini, Cristina Cagianelli, Roberto Pasqualetti
Voluto da Pietro Gambacorta con intento autocelebrativo, allo scopo di manifestare la raggiunta potenza economica e il prestigio sociale e politico della propria famiglia, il palazzo sul lungarno venne edificato fra gli anni Settanta e Ottanta del Trecento e costituisce ancora oggi una delle architetture medievali più rilevanti della città, oltre che essere sede del Comune di Pisa.
Il volume ripercorre con ricchezza di particolari le  vicissitudini storiche ed architettoniche dell’edificio dalle origini fino agli ultimi restauri, soffermandosi con cura sui suoi numerosi tesori artistici.


I segni della guerra : Pisa, 1915-1918 : città e territorio nel primo conflitto mondiale
A cento anni dalla sua esplosione, la prima guerra mondiale si staglia ancora nella memoria come un evento a noi contemporaneo, autentico spartiacque del nostro tempo. Fu una spaventosa catastrofe che cambiò il volto dell’Europa e del mondo.
Nella guerra furono coinvolti paesi dei cinque continenti, centinaia di milioni di uomini e donne, combattenti e civili, adulti e bambini. Essa fu combattuta  nelle trincee e nelle fabbriche,  nei  campi  di  internamento  e  di


prigionia, nelle campagne e nelle città, nelle redazioni dei giornali e negli studi cinematografici, negli ospedali e nei manicomi. Fu la prima guerra globale e totale. Questo volume riprende – con l’aggiunta di saggi di approfondimento – il percorso della mostra allestita a Palazzo Blu nel 2015. Testi e immagini raccontano la guerra a partire dai segni che essa impresse su Pisa e il suo territorio, la sua popolazione, le sue istituzioni: il dibattito e gli scontri di piazza su neutralità o intervento, il ruolo dell’Università, del Comune e della Diocesi, la mobilitazione militare e civile, l’esperienza del fronte e della prigionia compiuta dai cittadini arruolati, lo sviluppo dei campi di volo, l’afflusso di feriti e mutilati, l’accoglienza dei profughi, la propaganda e la vita quotidiana, il computo delle vittime e la celebrazione del lutto.

Giorgiana Masi : indagine su un mistero italiano di Concetto Vecchio
Quando muore colpita da uno sparo, Giorgiana Masi ha diciotto anni. È il 12 maggio del 1977. I radicali hanno organizzato una manifestazione in piazza Navona per celebrare il terzo anniversario del referendum sul divorzio e si sono opposti al divieto del ministro Cossiga che ha vietato i raduni di piazza. Manca meno di un anno al sequestro Moro e in Italia c’è un clima da guerra civile.
Concetto Vecchio riapre l’indagine su un mistero mai dimenticato nel quale un’intera generazione si è riconosciuta alla fine degli anni settanta. E lo fa in prima persona, avanzando indizio dopo indizio in una ricerca appassionata che getta nuova luce su uno dei capitoli più oscuri della storia italiana. Giorgiana sta fuggendo da una carica delle forze dell’ordine sul ponte Garibaldi a Roma quando cade ammazzata. Ma cosa succede esattamente su quel ponte, e soprattutto: perché succede? Nonostante l’omicidio avvenga in un luogo affollato da centinaia di persone, nessuno ha visto niente. Com’è stato possibile?
Vecchio compie un viaggio nella memoria: torna sui luoghi, interroga decine di testimoni, recupera le carte sepolte da quarant’anni, ritrova le facce di allora – come il poliziotto Giovanni Santone, la cui foto con la pistola in mano divenne l’immagine simbolo della tragedia –, mette in scena il duello che per decenni ha contrapposto il leader radicale Marco Pannella al ministro dell’Interno Francesco Cossiga. È un dolente tentativo di ricostruire i fatti, nella consapevolezza che a un certo punto “le domande sopravanzano le risposte”.

Un’indagine storica con una fortissima impronta narrativa capace di parlare non solo alla generazione di Giorgiana, ma anche ai giovani di oggi.
Un’inchiesta mozzafiato sul mistero mai risolto della morte di una studentessa che è diventata simbolo di un’intera generazione.
Chi abbia materialmente premuto il grilletto per uccidere Giorgiana non si è mai saputo e non si saprà. Ma dietro il suo omicidio non c'è nessun mistero, e in realtà, nonostante il titolo, il libro di Concetto Vecchio lo dimostra.

Cassandra muta : intellettuali e potere nell'Italia senza verità di Tomaso Montanari
Quando Cassandra parla, dice la verità: ma è giudicata un intralcio, una sacerdotessa del no. Quando Cassandra tace è perché sta sul carro del potere: e poco cambia che ci sia salita volontariamente, o che sia stata portata in catene. Il risultato è lo stesso: il tradimento degli intellettuali, e cioè il silenzio della critica. Lo vediamo ogni giorno: nel conformismo dei giornali e dell’università, nella trasformazione della cultura in intrattenimento, nello svuotamento della scuola. Qual è il ruolo, quale lo spazio, del pensiero critico nel suo rapporto con il potere, con la comunità della conoscenza, con la comunicazione, con la scuola, con quella che chiamiamo “cultura”? Costruire una società critica, una società del dissenso, è la condizione vitale per il futuro della democrazia. Dire la verità lega alla politica, intesa come arte del costruire la polis, la comunità: ma, al tempo stesso, non si può fare politica attiva dicendo la verità.



L'ordine del tempo di Carlo Rovelli
Questo libro tratta di qualcosa della fisica che parla a chiunque e lo coinvolge, semplicemente perché è un mistero di cui ciascuno ha esperienza in ogni istante: il tempo. E un mistero non solo per ogni profano, ma anche per i fisici, che hanno visto il tempo trasformarsi in modo radicale, da Newton a Einstein, alla meccanica quantistica, infine alle teorie sulla gravità a loop, di cui Rovelli stesso è uno dei principali teorici. Nelle equazioni di Newton era sempre presente, ma oggi nelle equazioni fondamentali della fisica il tempo sparisce. Passato e futuro non si oppongono più come a lungo si è pensato. E a dileguarsi per la fisica è proprio ciò che chiunque crede sia l'unico elemento sicuro: il presente. Sono tre esempi degli incontri straordinari su cui si concentra questo libro, che è uno sguardo su ciò che la fisica è stata e insieme ci introduce nell'officina dove oggi la fisica si sta facendo.

Tritacarne : perché ciò che mangiamo può salvare la nostra vita e il nostro mondo di Giulia Innocenzi
Cosa accade negli allevamenti e nei macelli del nostro Paese? È veramente sicuro ciò che mangiamo? In un'inchiesta sull'industria italiana della carne e dei formaggi dell'eccellenza "Made in Italy", Giulia Innocenzi affianca animalisti, veterinari e allevatori per svelare un mondo oscuro in cui gli animali sopravvivono a malapena in spazi microscopici, sporchi, senz'aria; costretti a vere e proprie torture, malati e imbottiti di antibiotici che finiscono sulle nostre tavole. È giunto il momento di porsi delle domande sulle procedure che l'industria chiama "di processo", ma che secondo tutti gli studi scientifici finiranno per ucciderci. Come possiamo mangiare tranquilli sapendo che tutto ciò ci si ritorce contro, con crisi sanitarie occultate di continuo? Qual è il costo dei nostri piatti? Possiamo scegliere di aprire gli occhi, e cambiare le nostre abitudini alimentari. Perché mangiare con consapevolezza può salvare la nostra vita. E il nostro mondo.



Crescerli senza educarli : le antiregole per avere figli felici di Raffaele Morelli
Essere genitori non è un mestiere, non è un progetto da portare a compimento. Educare è prima di tutto stare con i propri figli senza nessun retropensiero. Vale a dire senza un fine, senza il progetto di migliorarli. "Migliorarli" significa sempre omologarli al pensiero convenzionale e mettere a rischio la loro unicità. Questo libro non propone modelli educativi da perseguire e capovolge l'idea di educazione: non più centrata su obiettivi da raggiungere, su compiti e punizioni, ma sul talento, su cosa caratterizza i nostri piccoli. La stella polare dell'educazione è chiedersi che cosa li rende unici, chiedersi: "Che fiore è mio figlio?". E lasciare che cresca. Se ci liberiamo dai luoghi comuni, dai falsi miti, delle idee sbagliate che contaminano la nostra epoca, accompagnarli verso la felicità diventa la cosa più semplice, naturale e spontanea che esista.


Il sospetto, regia di Thomas Vinterberg
Un’escalation d’isteria collettiva e un’analisi antropologica e sociologica misurata, contrappuntati da un montaggio e un movimento di macchina asciutti. Tutto questo è Il sospetto: una pellicola disturbante, che mette il dito in una piaga dolorosa e pulsante. Thomas Vinterberg indaga gli spaventosi territori nei quali può ritrovarsi un uomo, prima stimato e benvoluto, poi osteggiato e trattato alla stregua di un perfido criminale.
Divorziato, 40 anni, Lucas ha da poco un nuovo lavoro nell’asilo nido locale. Inizia anche a frequentare una collega e sta ricostruendo il rapporto con il figlio adolescente. I bambini adorano Lucas che è un uomo dolce e gentile; ad avere una vera e propria predilezione per il maestro è la piccola Klara, figlia del migliore amico di Lucas, Theo. Un giorno, dopo un rimprovero, la bambina decide di vendicarsi raccontando alla direttrice di essere stata molestata da Lucas. La storia, palesemente falsa, ma il sospetto si diffonde come un morbo, un virus inarrestabile, per tutto il minuscolo paese, sconvolgendo equilibri consolidati e spazzando via ogni barlume di umanità e comprensione. Lucas non è più quello che è sempre stato, ora è diventato un mostro agli occhi delle persone con le quali ha condiviso tutto e non gli è nemmeno concesso il beneficio del dubbio, tutti gli voltano le spalle, diviene infine vittima di minacce, aggressioni e vessazioni. Gli unici a sostenerlo saranno il figlio Marcus e l'amico Bruun fino all'assoluzione, per la legge e la comunità, simbolicamente ottenuta la sera della vigilia di Natale. Ma le cicatrici rimarranno a vita

Dietro i candelabri, regia Steven Soderbergh
1977. Wladziu Valentino Liberace è uno showman e pianista famosissimo sin dagli Anni ‘50. Le sue capacità di intrattenitore televisivo e teatrale sono indiscusse. Al termine di uno spettacolo gli viene presentato il giovane Scott Thorson e tra I due nasce da subito una relazione che durerà a lungo al punto da spingere Liberace ad avviare le pratiche per l'adozione. L'idillio però non sarà infinito.

Nella storia di Liberace e della sua vita privata (che l'artista era riuscito a nascondere, almeno al grande pubblico), Soderbergh riesce a fare tante cose insieme: una storia dello spettacolo americano anni Settanta/Ottanta, una ricostruzione biografica degna di nota, uno studio del kitsch statunitense, una riflessione sulla cultura privata omosessuale, un lavoro teorico sugli attori (la mascolinità risaputa di Douglas e Damon ribaltata di segno), un repertorio di costumi e oggetti, una parabola sull'ipocrisia prima che il camp - con Madonna prima, e Lady Gaga poi - diventasse un fenomeno di massa.

I love Tokyo di La Pina con Federico Giunta
«I love Tokyo è una canzone d’amore. L’amore mio per il Giappone e per questa città in particolare. Mettere piede a Tokyo è un flash, perché è come entrare nei cartoni animati che guardavamo da piccoli. Le divise alla marinaretta, i dolcetti, le scritte fluo, le ragazze carine, i ragazzi timidi… È tutto esattamente così! Sono stata in Giappone quarantatré volte. Ho deciso di scrivere questo libro perché in questi anni ho fatto da madrina ai viaggi di amici e amiche. Ho disegnato loro centinaia di mappe sui tovaglioli dei ristoranti, ho consigliato dove fare shopping, indicato le strade dove perdersi, i parchi dove riposarsi e, stremata all’idea di dover continuare a farlo, ho detto ‘Ok, lo faccio una volta per tutte!’. Ma l’ho fatto anche per me. Per dare un ordine, anche se mio, a tutto quello che questo posto mi ha dato. E poi perché Tokyo se lo merita. Più di Tokyo amo solo Emi, mio marito. A lui ho chiesto di comporre la musica per questa canzone d’amore. Con I love Tokyo potrete organizzare il vostro primo viaggio, visitare la città senza muovervi dal divano o ritornarci, ricordarla, rivedere sotto altri punti di vista questa meravigliosa capitale asiatica. Vi chiedo solo una cosa: trattatemela bene e amatela come la amo io. I love Tokyo!» -                         La Pina







Guida alle spiagge dell'Elba : spiagge, isolotti e itinerari velici di Mario Ferrari
Fonte inesauribile e preziosa di attrazione, la costa dell’isola d’Elba si snoda per quasi 150 chilometri inanellando, l’uno dopo l’altro, spiagge e ripari incantevoli. Tutte queste mete sono accuratamente censite e schedate, con descrizioni dettagliate e indicazioni precise per raggiungerle. Oltre ad esse, vengono qui segnalati anche gli isolotti e i molteplici possibili itinerari marittimi. Notizie storiche e note di colore isolane completano la guida, offrendo spunti accattivanti per sempre nuovi percorsi turistici.








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