Nudo al mercato di Biyi Bandele
Rayo viene visto vagabondare per il mercato nudo. Quando lo dicono alla
madre lei è certa: suo figlio ha perso
la testa. Rayo, il ragazzo geniale che va oltre le convenzioni, il giovane
ribelle punito più volte - dalle scuole medie fino all’università - per aver
espresso le sue idee, a volte anche con una certa dose di violenza. Contro
ogni forma di abuso di potere, a favore di quelle masse (fatte di adolescenti
imberbi o intellettuali progressisti) che non vengono ascoltate, anzi,
dileggiate, prese in giro, fatte fuori solo per aver espresso un pensiero
diverso da quello imposto dal governo
nigeriano. E per questo subirà brutali torture fisiche e mentali. Rayo vive in
una città difficile, Kafanchan, presente sulle
mappe perché importante nodo ferroviario
dal quale raggiungere altri luoghi. Un posto dal quale si passa per andare oltre, dove si può attendere anche
giorni per un treno, tra le fogne a cielo aperto, i mendicanti e la sporcizia
ammassata ai lati. Dove può capitare di tutto, specie di notte. Come sa
benissimo Jeremiah Pategi, ovvero Sosoman, il ficcanaso, che in quella stazione possiede un chiosco
a cui fanno riferimento tutti i disperati di passaggio. Abituato a vedere
l’esercito torturare ed uccidere il malcapitato
di turno per ammazzare il tempo là, davanti a stanchi, rassegnati
viaggiatori... La Nigeria viene raccontata e mostrata in tutta la sua
tormentata bellezza con una narrazione a tratti spietatamente realistica. Un
paese dalle mille risorse in mano ad un numero limitato di potenti. Dove la
popolazione è calpestata, soggiogata dal peso della povertà e
dall’impossibilità di parlare. Dove la più bella delle donne è costretta a prostituirsi per avere un’istruzione universitaria.
E dove persino l’uomo che potrebbe cambiare le cose fatica ad mantenere i contatti con la realtà. Biyi Bandele ha pubblicato
questo romanzo nel 1991 e da allora gli è
stato suggerito di non ritornare in Nigeria. Sembra che le alte cariche
governative non abbiano gradito il ritratto
ironico (contenuto negli “Appunti di Rayo”, frammenti interiori del protagonista,
intensi e spesso tragici, che
inframmezzano la storia principale) fatto da Rayo del fantomatico presidente
dello stato di Zowabia, che ricorda fortemente Ibrahim Bagangida, dispotico
personaggio della passata politica nigeriana.
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