Salari rubati : economia politica e
conflitto
ai tempi del lavoro gratuito, introduzione e
cura
di Francesca Coin
Nel
1995 Jeremy Rifkin annunciava, con l'omonimo libro, "la fine del lavoro".
L'emblematico titolo rimandava a una visione del futuro nella quale, complice
la Terza rivoluzione industriale, sarebbe stato possibile per tutti ridurre le
ore di lavoro erogato. All'alba della Quarta rivoluzione industriale siamo
costretti a parlare della fine del lavoro pagato, a indicare un'epoca nella
quale l'innovazione tecnologica, la robotica e il digitale vengono usati
principalmente per ridurre i salari, inducendo ciascuno a lavorare sempre di
più per compensare un lavoro che vale sempre di meno. In questi anni, il lavoro
gratuito
è
in rapida crescita - lo ritroviamo nei grandi eventi
come Expo, in stage e tirocini sino all'alternanza scuola-lavoro - a
normalizzare quello che per lungo tempo è stato un ossimoro: l'impiego di
lavoro libero e non pagato. Quali sono le conseguenze della diffusione del
lavoro non pagato? È possibile pensare il rifiuto del lavoro ai tempi della
precarietà e della disoccupazione? Come, in ultima analisi, muovere verso un
modello economico che riconosca il valore del lavoro e della riproduzione
sociale?
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