mercoledì 12 luglio 2017

Sottocoperta di Vladimir Arsenijević



L’esordio narrativo di Arsenijević che gli valse nel 1994 il Premio NIN. Bestseller tradotto in oltre venti lingue, è un disincantato, irriverente affresco della Belgrado dei primi anni Novanta, una città chiaroscurale che sprofonda nella crisi economica e nei deliri nazionalistici. Vediamo agitarsi spettri metropolitani in forma di outsiders,  un piccolo esercito di soldati Sc'vèik che cerca di sfuggire alla coscrizione obbligatoria e si consuma quotidianamente in un disperato, nichilistico autocompiacimento e  nell’abuso di droghe. Tuttavia, in questo condensato di speranze tradite e soffocata ribellione, ritroviamo una verace testimonianza della meglio gioventù belgradese dell’era Milošević e di una controcultura da cui si sprigionò quella stessa vitalità letteraria che impose sulla scena Arsenijević e altri interessanti scrittori della sua generazione.


Serbia hardcore di Dusan Velickovic

Brillanti e beffarde, colte e irriverenti, queste short stories  veri e propri "racconti dal  vivo"
- vanno quasi a comporre un romanzo in frantumi e narrano di un luogo chiamato Belgrado, di un Paese chiamato Serbia in una travagliata fase di transizione. Velickovic presta la propria voce a una comunità lacerata, che vive in bilico tra un "passato che non è mai passato" e dal quale si ereditano conflitti, tragedie e triviali derive nazionalistiche, e un futuro appeso a  un  filo di incertezza e scetticismo che dovrà sciogliere il dilemma di una colpa collettiva. Acuto interprete degli umori, delle sensazioni e dei sogni nascosti di una città intera, così come del proprio spaesamento, l'autore è un intellettuale che ancora pratica il "conosci te stesso" pur se con laconico disincanto. La medesima disillusione con cui denuncia un regime che soffoca critica e dissenso, e un Occidente libero e democratico che getta bombe "intelligenti" nel cortile di casa sua. Una confessione che è insieme testimonianza civile e autoterapia, sguardo amaro e perdutamente ironico gettato sul presente da un luogo che in realtà è un vizio  irrinunciabile.     Questo     vizio     si     chiama Belgrado.

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