mercoledì 12 luglio 2017

Taxi : le strade del Cairo si raccontano di Khaled Al Khamissi


Khaled al-Kamissi (giornalista, regista e produttore cinematografico) ha raccolto in questo libro cinquantotto sbobinature fittizie di altrettanti dialoghi e monologhi con/di tassisti egiziani, raccolti tra l'aprile del 2005 e il marzo del 2006. A fare da cornice alle voci che si raccontano, alcune brevi  considerazioni dell'autore stesso, infaticabile fruitore, come tutti gli egiziani, delle vecchie, scalcagnate auto bianche e nere che percorrono le vie de Il Cairo ventiquattrore su ventiquattro. Giovanissimi  o molto anziani, istruiti o quasi analfabeti, quasi tutti con un passato di migrazione alle spalle, tutti oberati di debiti e sfruttati da qualcuno (governo, proprietario dell'auto o poliziotto di turno), i taxisti offrono uno spaccato realistico di una città che, si dice, ha ormai superato i venti milioni di abitanti. Chiunque abbia visitato Il Cairo non può non riconoscere l'inarrestabile loquela di una classe lavoratrice che non conosce orari o turni, la curiosità, la sagacia, la rabbia e, talvolta, la maleducazione, di uomini che vivono la maggior parte della loro vita dentro un'automobile e hanno  come unico  svago   il
rapporto con il cliente.





Vicolo del Mortaio di Nagib Mahfuz


"Vicolo del Mortaio", pubblicato nel 1947, è  la descrizione, lievemente ironica  e distaccata, della vita quotidiana che si svolge in un vicolo de Il Cairo, durante la  seconda guerra mondiale. Mahfuz ci offre il vivido ritratto di un'umanità dolente, spesso molto misera: lo sfruttatore di mendicanti  che procura mutilazioni definitive dietro compenso; il proprietario del caffè, esacerbato da un'inclinazione omosessuale e dall'assuefazione alla droga; il giovane barbiere che vuole santificare il suo  amore per il Vicolo attraverso quello per una ragazza, Hamida; e poi Hamida stessa, nella cui volontà di fuga dallo squallore del suo quartiere natio è adombrata la ribellione radicale, l'impronta di un eterno e universale 'esser-giovani', in opposizione a ogni forma di immobilità. Mahfuz rappresenta tutto ciò con semplicità e insieme con esotica raffinatezza, dosando i dialoghi e i momenti di riflessione  in modo da lasciare sempre un varco tra un episodio e l'altro. In ultimo, è la vita, nella sua nudità essenziale e drammatica, a imporsi a tutti.

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