Diario d'Irlanda di Einrich Boll
"Questa Irlanda esiste: ma chi ci va e non la trova, non può chiedere
risarcimenti all'autore"...
Böll dedica
una pagina a questo "avvertimento" prima di cominciare a raccontare
del suo viaggio nella magica terra d'Irlanda. Intorno alla
metà degli anni cinquanta Heinrich Böll,
premio Nobel per la letteratura nel 1972, insieme alla sua famiglia intraprese
il suo primo viaggio in Irlanda e questo libro raccoglie la sua esperienza.
Negli anni difficili di ricostruzione e di ripresa economica post guerra, lo
scrittore aveva raggiunto la notorietà nel suo Paese e per il suo impegno
civile e politico (non solo di oppositore al nazismo) era considerato la
vera coscienza della Germania. La Germania voleva lasciarsi alla spalle, in
fretta, le macerie della guerra e attuava riforme, come quella monetaria, che
avrebbero dovuto dispensare ricchezza e far rientrare la nazione nell’Alleanza
atlantica. Heinrich Böll, in aperto contrasto con le politiche post guerra,
deluso e amareggiato decise di recarsi nell’isola degli amati: Jonathan Switf,
delle cui satire era appassionato lettore, e del mistico William ButlerYeats.
Quando il libro venne pubblicato nel 1957, i critici lo descrissero come un romanzo
dell’utopia di Böll: il fascino e l’incanto dell’isola con il suo colore
verde, il colore della speranza, avevano contagiato lo scrittore, che non
nascose il desiderio di vivere in un mondo non più corruttibile e malvagio.
La casa
comprata dallo scrittore nel 1958 ad Achill Island (Irlanda). Oggi è di
proprietà della "Achill Heinrich Böll Association" che la mette
a disposizione di artisti che vogliano lavorate lì.
a disposizione di artisti che vogliano lavorate lì.
In una serie di brevi pezzi - ciascuno poco più di un flash -
l'autore presenta, con estremo realismo, l’Irlanda come un paese dove il dolce
si mescola all'amaro, la preghiera alla maledizione, un luogo dove la poesia si
incontra anche nell'angolo della strada. In queste pagine Heinrich Boll ci ha
dato forse - scrive Italo A. Chiusano -
"la sua unica incantevole
'pastorale': un pezzo di letteratura (ma vorrei dire quasi di musica) che sa
veramente di vacanza, di respiro ossigenante, di sogno o di favola. (...) Dopo
che avremo letto questo 'Diario' per noi quel paese sarà verde nel modo in cui
lo ha visto e goduto Boll."
Nessun commento:
Posta un commento