La luna e
sei soldi di W. Somerset Maugham
Dietro le drammatiche vicende di un pittore che abbandona
l'Europa per Tahiti, è ben riconoscibile in questo romanzo la storia di Paul
Gauguin. Quando il libro apparve, subito dopo la prima guerra mondiale, si
trattava di una novità sconcertante, perché l'artista come personaggio
aveva ancora una lunga strada da percorrere nella letteratura del secolo. Non
solo: molto tempo prima che autorevoli teorici prescrivessero al romanzo di
ibridarsi con altri generi – l'inchiesta, il saggio, il frammento
autobiografico –, un autore considerato troppo prudente, troppo ligio al
proprio mestiere, troppo rispettoso dei suoi canoni, poneva in atto proprio
questo esperimento. E in pagine destinate a diventare immensamente popolari,
metteva in scena – come sempre o quasi – se stesso, ma stavolta nella doppia
veste di Strickland, un agente di cambio che per amore della pittura lascia il
solido mondo della City per quello assai meno rassicurante di Parigi prima e di
Tahiti poi, distruggendo lungo il cammino la vita di due donne, e del suo
involontario biografo, un giovane deciso a indagare sugli oscuri, brutali,
inaccettabili moventi di ogni vero artista.
«La luna e sei soldi è già il
romanzo più bello letto nell'anno in corso ... Charles Strickland a
quarant'anni pianta moglie e figli e una comoda vita borghese, va a Parigi,
senza neppure la perdonabile scusa di tirarsi dietro un'amante segreta,
comincia a dipingere riducendosi a un barbone deriso per le sue velleità
artistiche, passa a Marsiglia pidocchioso come non mai, s'imbarca e plana a
Tahiti, da dove l'aura del suo genio misconosciuto in vita, una vita da
pezzente dal cinismo quasi autistico, si espande prima nel mondo delle aste e
delle quadrerie, poi nella storia dell'arte del XX secolo ... Strickland siamo
noi che vorremmo guardare in faccia la precarietà e la falsità dei nostri
legami e reciderli di colpo, via per sempre, senza rimpianti, nostalgie, sensi
di colpa, pentimenti, via da gente – moglie, marito, figli, amici, amanti,
commercialisti, avvocati, giudici, giornalisti e altri parcheggiatori abusivi –
che ci succhia il sangue e non si accorge assolutamente della tenebra che
coviamo in segreto».
ALDO BUSI
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