martedì 1 agosto 2017

La ragazza sbagliata di Giampaolo Simi
Un giornalista caduto in disgrazia, Dario Corbo, viene chiamato a scrivere un "salvifico" instant book su un caso che, nel 1993, aveva calamitato l'attenzione della Versilia e che lui aveva seguito agli esordi della sua carriera. Il delitto di Irene, diciottenne scomparsa e poi trovata cadavere nell'entroterra di roccia e marmo: l'obiettivo del libro a cui Corbo decide di lavorare è creare altrettanto clamore, oggi, dimostrando l'innocenza di Nora Beckford, la ventenne inglese che la giustizia dichiarò essersi macchiata di tanto atroce delitto.

Da un’intervista all’autore
Un caso apparentemente chiuso. Un viaggio a ritroso nella cronaca nera compiuto da un giornalista alla svolta dei cinquanta. La ragazza sbagliata è un romanzo sul tempo?
«Non mi interessava un cold case che fosse un indovinello nascosto in un polveroso faldone d'archivio: Corbo può salvare la sua carriera collassata smantellando una tesi che, da giovane giornalista praticante, concentrato nel mettersi in mostra e mantenere il posto, aveva sostenuto con grande partecipazione, peccando d'ingenuità. Ma c'è sempre tempo per riprendere in mano il passato e cambiare la nostra storia che verrà: gli errori commessi possono riscattarci».
La dinamica del noir permette di raccontare il tempo in maniera diversa rispetto al romanzo non di genere? «L'indagine di Corbo parla di cose concrete che non esistono più (le schede telefoniche), di modalità mutate (le intercettazioni), di una società dove non esistevano social network, dove i cellulari erano oggetti per pochi privilegiati e dove se una ragazza non arrivava ad un appuntamento senza avvertire, si pensava che avesse semplicemente cambiato idea, e non che fosse scomparsa per sempre come accade oggi nell'era di whatsapp. Particolari che stabiliscono un divario temporale profondo: c'è molta più differenza tra il ‘93 e il presente che tra il ‘93 e il ‘68. La grande difficoltà e condurre la nuova indagine con la mentalità di poco più che vent'anni prima. Pochi, ma con il ritmo di oggi, l'infinito».
[…] «In Versilia promettiamo che per due settimane di ferie tutto filerà liscio come mai è stato nella tua vita, perché liscio e morbido è il litorale; poi fai tre chilometri, è c'è la roccia, la Versilia verticale, storica, il nostro vero passato. Il caso di Irene Calamai fu considerato un omicidio avvenuto tra il mare e le primissime colline. Invece no, e mia intenzione era illuminare una Versilia dimenticata e legata ad un passato vicino, ma che lascia esterrefatti ».

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