La
ragazza sbagliata di Giampaolo Simi
Un giornalista caduto in disgrazia,
Dario Corbo, viene chiamato a scrivere un "salvifico" instant book su
un caso che, nel 1993, aveva calamitato l'attenzione della Versilia e che lui
aveva seguito agli esordi della sua carriera. Il delitto di Irene, diciottenne
scomparsa e poi trovata cadavere nell'entroterra di roccia e marmo: l'obiettivo
del libro a cui Corbo decide di lavorare è creare altrettanto clamore, oggi,
dimostrando l'innocenza di Nora Beckford, la ventenne inglese che la giustizia
dichiarò essersi macchiata di tanto atroce delitto.
Da un’intervista all’autore
Un caso apparentemente chiuso. Un
viaggio a ritroso nella cronaca nera compiuto da un giornalista alla svolta dei
cinquanta. La ragazza sbagliata è un romanzo sul tempo?
«Non mi interessava un cold case che fosse un indovinello nascosto in un
polveroso faldone d'archivio: Corbo può salvare la sua carriera collassata
smantellando una tesi che, da giovane giornalista praticante, concentrato nel
mettersi in mostra e mantenere il posto, aveva sostenuto con grande
partecipazione, peccando d'ingenuità. Ma c'è sempre tempo per riprendere in
mano il passato e cambiare la nostra storia che verrà: gli errori commessi
possono riscattarci».
La dinamica del noir permette di
raccontare il tempo in maniera diversa rispetto al romanzo non di genere? «L'indagine di Corbo parla di cose concrete
che non esistono più (le schede telefoniche), di modalità mutate (le intercettazioni),
di una società dove non esistevano social network, dove i cellulari erano
oggetti per pochi privilegiati e dove se una ragazza non arrivava ad un
appuntamento senza avvertire, si pensava che avesse semplicemente cambiato
idea, e non che fosse scomparsa per sempre come accade oggi nell'era di
whatsapp. Particolari che stabiliscono un divario temporale profondo: c'è molta
più differenza tra il ‘93 e il presente che tra il ‘93 e il ‘68. La grande
difficoltà e condurre la nuova indagine con la mentalità di poco più che
vent'anni prima. Pochi, ma con il ritmo di oggi, l'infinito».
[…] «In Versilia promettiamo che per due settimane di ferie tutto filerà
liscio come mai è stato nella tua vita, perché liscio e morbido è il litorale;
poi fai tre chilometri, è c'è la roccia, la Versilia verticale, storica, il
nostro vero passato. Il caso di Irene Calamai fu considerato un omicidio
avvenuto tra il mare e le primissime colline. Invece no, e mia intenzione era
illuminare una Versilia dimenticata e legata ad un passato vicino, ma che
lascia esterrefatti ».
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