L'agenda ritrovata : sette racconti per Paolo Borsellino
Helena Janeczek, Carlo Lucarelli,
Vanni Santoni, Alessandro Leogrande, Diego De Silva, Gioacchino Criaco ed
Evelina Santangelo. Sette autori, ciascuno con la propria storia, la propria
sensibilità e la propria voce, riattualizzano con altrettanti racconti inediti,
scritti appositamente per L’agenda
ritrovata, il nucleo dell’impegno di Paolo Borsellino e gli
interrogativi ancora aperti a venticinque anni dalla strage di via D’Amelio –
la verità negata, il bisogno di giustizia, la sottrazione indebita, il mancato
ritrovamento, la resistenza della politica… Ci riescono senza il bisogno della
cronaca dei fatti: ci riescono inventando storie. “Uno scrittore che fa il suo
dovere,” sottolinea Marco Balzano nell’introduzione, “è prima di tutto uno
scrittore che scrive bene e che sa consegnare agli altri una storia. Volevamo
un libro vivo, completamente calato nell’oggi, senza ulteriori mitizzazioni,
senza altre ipocrite santificazioni, che sono servite soltanto a collocare in
un olimpo inaccessibile chi apparteneva alla collettività e solo per questa si
è sacrificato. La letteratura, invece, quando è letteratura, compie sempre
un’operazione di avvicinamento”. Un avvicinamento che è anche un viaggio da
Nord a Sud – Helena Janeczek (Lombardia), Carlo Lucarelli (Emilia-Romagna),
Vanni Santoni (Toscana), Alessandro Leogrande (Lazio), Diego De Silva
(Campania), Gioacchino Criaco (Calabria) ed Evelina Santangelo (Sicilia) –, “un
passaggio di testimone”, scrive Gianni Biondillo ricordando com’è nato il
libro, “per raccontare non tanto dov’eravamo alla morte dei due magistrati, ma
dove forse siamo stati in questi anni, tutti noi: chi silente, chi
indifferente, chi deluso, chi vigliacco, chi sempre e comunque, ostinatamente
contrario, in prima fila”. Un filo resistente lega gli uni agli altri i
racconti di questa antologia: un’agenda rossa. Si affaccia dalla pagina
declinata in diversi modi, una volta ha i fogli strappati, un’altra è gonfia di
biglietti di teatro, ma sempre intende ricordare quella appartenuta a Paolo
Borsellino – che conteneva appunti, nomi e forse rivelazioni sulla strage di
Capaci, scomparsa immediatamente dopo l’attentato mafioso del 19 luglio 1992 e
mai più riapparsa.
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