Le
meraviglie della natura : introduzione all'alchimia di Elémire Zolla
Dalla sua prima uscita nel 1975 e a dodici anni dall’ultima
ristampa nel 2005, rivede la luce il libro forse più amato dai lettori
dell’opera zolliana, intatto nella freschezza che sgorga dall’immersione
dell’autore nelle meraviglie del mondo della vita.
«Scienza tradizionale
degli imponderabili»
definì Elémire Zolla l’alchimia, esplorandola come un dizionario della qualità
delle cose impressa nei poteri dei quattro elementi, nella simbologia dei
numeri e negli archetipi riconosciuti nella loro natura primigenia di ritmi.
Quando nella riedizione di Le meraviglie
della natura (1991) Zolla aggiunse il capitolo Pensieri alchemici fra 1975
e 1990, la materia trattata s’incurvò a lambire le soglie del terzo millennio.
Negli esperimenti sulla fusione fredda di Fleischmann e Pons, che nei primi
anni novanta del secolo scorso la comunità scientifica internazionale aveva
accolto per lo più con dileggio e alterigia, Zolla scorgeva ‘stranezze’
caratteristiche di certi processi alchemici, ad esempio che la fusione avviene
a volte sì a volte no e quasi sempre in primavera. Una ragione in più per
tuffarsi nei segreti della natura con la disposizione a «guardarsi d’attorno con esultanza». Infatti solo «a questo patto - si legge nel primo
capitolo - sollevando una gleba odorosa,
spiccando un frutto, contemplando le iridescenze di gioielli o di cascate, lo
splendore d’un incarnato umano o d’una liscia pelliccia o d’una sfolgorante
colata di metalli, forse si saprà sentire la presenza animatrice che ha
plasmato e va plasmando queste materie». All’introduzione del 2005 Grazia
Marchianò premette una postilla che inquadra i temi al cuore di Le meraviglie della natura negli
inquietanti scenari cognitivi di un futuro alle porte.
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