venerdì 11 agosto 2017

L'invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares



« Ho discusso con l’autore i particolari della sua trama. L’ho riletta; non mi sembra un’imprecisione o un’iperbole qualificarla perfetta». Jorge Luis Borges

L’invenzione di Morel è il romanzo più celebre di Adolfo Bioy Casares, uno dei narratori più originali della letteratura latinoamericana del Novecento. Pubblicato nel 1940 e fortemente ispirato all’Isola del dottor Moreau di H.G. Wells e ai racconti di E.A. Poe, questo romanzo visionario narra le avventure di un fuggiasco che, sbarcato su un’isola deserta per evitare la condanna all’ergastolo, scopre di non essere solo come credeva. In bilico tra il terrore di essere identificato e la frustrazione per il desiderio di essere riconosciuto, il protagonista si ritrova sospeso tra realtà e irrealtà e inizia a seguire, osservare e spiare gli altri isolani. Sarà infine il misterioso Morel a fornirgli le chiavi di lettura di un mondo allucinatorio costituito da pura forma.
Romanzo estremamente moderno che sviscera svariati argomenti in modo ora scherzoso ora tragico, dalle derive tecnologiche alle ossessioni per i ricordi, L’Invenzione di Morel colpisce per la precisione della scrittura e l’estremo rigore, il tutto unito a una tragicità di fondo contraddistinta da atmosfere da fine dell’umanità, tanto da aver indotto lo scrittore Michele Mari a paragonarlo a libri come La Nube Purpurea di M. P. Shields e Dissipatio H. G. di Guido Morselli, in cui tutto ciò che si trova intorno ai protagonisti è cambiato o non esiste più, e il lettore si trova in una dimensione quasi fantascientifica, ma senza cadute nel soprannaturale.
Oltre ad una interessante trasposizione cinematografica ad opera di Emidio Greco con protagonisti Giulio Brogi e Anna Karina(1973), l’opera di Casares è stata anche ispiratrice di l’Anno Scorso a Marienbad (1961), scritto da Alain Robbe-Grillet per la regia di Alain Resnais.


“Oggi, in quest’isola, è accaduto un miracolo. L’estate è cominciata in anticipo. Ho messo il letto vicino alla piscina e ho fatto il bagno fino a tarda ora. Era impossibile dormire. Bastava restare fuori dalla piscina due o tre minuti perché l’acqua che doveva proteggermi dalla spaventosa calma si convertisse in sudore. All’alba mi svegliò un fonografo. Non potevo tornare al museo a prendere le mie cose. Fuggii per i dirupi. Ora sono nei bassi paludosi a sud dell’isola, tra le piante acquatiche, indignato con le zanzare, immerso in ruscelli sporchi o nel mare fino alla cintura, e mi accorgo di avere anticipato assurdamente la mia fuga. Può darsi che quella gente non mi stia cercando; forse non mi hanno visto. Ma mi abbandono ormai al mio destino: sono sprovvisto di ogni cosa, confinato nell’angolo più povero dell’isola, tra pantani che il mare sopprime una volta alla settimana. Scrivo per lasciare una testimonianza di questo miracolo ostile.”

Nessun commento:

Posta un commento