L'invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares
« Ho discusso con l’autore i particolari
della sua trama. L’ho riletta; non mi sembra un’imprecisione o un’iperbole
qualificarla perfetta». Jorge Luis
Borges
L’invenzione di Morel è il romanzo più celebre di Adolfo Bioy
Casares, uno dei narratori più originali della letteratura latinoamericana del
Novecento. Pubblicato nel 1940 e fortemente ispirato all’Isola del dottor
Moreau di H.G. Wells e ai racconti di E.A. Poe, questo romanzo visionario narra
le avventure di un fuggiasco che, sbarcato su un’isola deserta per evitare la
condanna all’ergastolo, scopre di non essere solo come credeva. In bilico tra
il terrore di essere identificato e la frustrazione per il desiderio di essere
riconosciuto, il protagonista si ritrova sospeso tra realtà e irrealtà e inizia
a seguire, osservare e spiare gli altri isolani. Sarà infine il misterioso
Morel a fornirgli le chiavi di lettura di un mondo allucinatorio costituito da
pura forma.
Romanzo estremamente moderno che sviscera svariati argomenti
in modo ora scherzoso ora tragico, dalle derive tecnologiche alle ossessioni
per i ricordi, L’Invenzione di Morel colpisce per la precisione della scrittura e l’estremo rigore,
il tutto unito a una tragicità di fondo contraddistinta da atmosfere da fine
dell’umanità, tanto da aver indotto lo scrittore Michele Mari a paragonarlo a libri come La Nube Purpurea di M. P. Shields e Dissipatio H. G. di Guido Morselli, in cui tutto ciò che
si trova intorno ai protagonisti è cambiato o non esiste più, e il lettore si
trova in una dimensione quasi fantascientifica, ma senza cadute nel
soprannaturale.
Oltre ad una interessante trasposizione cinematografica ad
opera di Emidio Greco con
protagonisti Giulio Brogi e Anna Karina(1973), l’opera di Casares è stata anche
ispiratrice di l’Anno Scorso a Marienbad (1961), scritto da Alain
Robbe-Grillet per la regia di Alain Resnais.
“Oggi, in
quest’isola, è accaduto un miracolo. L’estate è cominciata in anticipo. Ho messo
il letto vicino alla piscina e ho fatto il bagno fino a tarda ora. Era
impossibile dormire. Bastava restare fuori dalla piscina due o tre minuti
perché l’acqua che doveva proteggermi dalla spaventosa calma si convertisse in
sudore. All’alba mi svegliò un fonografo. Non potevo tornare al museo a
prendere le mie cose. Fuggii per i dirupi. Ora sono nei bassi paludosi a sud
dell’isola, tra le piante acquatiche, indignato con le zanzare, immerso in
ruscelli sporchi o nel mare fino alla cintura, e mi accorgo di avere anticipato
assurdamente la mia fuga. Può darsi che quella gente non mi stia cercando;
forse non mi hanno visto. Ma mi abbandono ormai al mio destino: sono sprovvisto
di ogni cosa, confinato nell’angolo più povero dell’isola, tra pantani che il mare
sopprime una volta alla settimana. Scrivo per lasciare una testimonianza di
questo miracolo ostile.”
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