venerdì 25 agosto 2017

Noi sogniamo il mondo di Stefano Erasmo Pacini

In un libro fotografico il giornalista Stefano Pacini* si ritrae insieme ai volti incontrati in decenni di lotte e storie raccontate, dai 'ventenni fricchettoni degli anni settanta' ai 'contadini della maremma mineraria'.
“Noi sogniamo il mondo” non è solo un libro fotografico di reportage che abbraccia luoghi e genti, è un sogno lungo quarant’anni, un diario fotografico, una serie di domande senza tempo sul senso della vita, sulla memoria, di una generazione nutrita di utopia. Ha richiesto una vita intera, spesa camminando per le strade con unica bussola la libertà, sempre andando e fotografando, sempre domandando, domande che non si esauriscono mai, che rimarranno ad interrogare chi verrà dopo di noi, e proverà ancora emozioni e sarà stimolato a riflessioni e chissà, persino nuovi sogni. Fotografando il mondo se ne diventa parte, e mettendo in circolo queste foto si condivide la sua sterminata umanità, unico antidoto contro la paura, l’odio, la guerra.



Ha scritto Alessandro Pagni in “epopea contadina di amore e anarchia”… “Questo libro, che racchiude gli scatti più significativi della produzione del reporter maremmano, che redige pure da anni una rivista on line, Maremma Libertaria, è un taccuino di appunti, un diario appassionato di come era il mondo “prima”. E quel “prima”, non deve necessariamente leggersi con una qualche connotazione nostalgica o un retorico e inutile “prima si stava meglio”; il “prima” a cui alludo è il senso del momento, dell’attimo irripetibile, è l’arco di tempo in cui non cerco di interpretare gli eventi ma lascio che mi entrino dentro e mi modellino, perché ne faccio parte: cimeli da conservare e guardare più tardi, nella solitudine dei nostri pensieri. Oggi, inevitabilmente, quel taccuino che ha visto il mondo, fatto di un ventaglio invidiabile di occasioni possibili, assume l’aspetto di un’antologia di lezioni imparate, punti su una mappa che tracciano il vertiginoso, struggente, racconto di una vita.” Mentre Alberto Prunetti ha aggiunto: Stefano ha raccolto alcuni dei suoi scatti migliori, realizzati tra gli anni Settanta e i nostri giorni. Stefano fa con le fotografie quello che i poeti in ottava rima fanno con le parole: conserva la memoria, crea un archivio pubblico di un mondo che purtroppo sta scomparendo. Un mondo di un’umanità che sapeva ancora sognare l’utopia.

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