martedì 1 agosto 2017

Un canto libero di Odafe Atogun

«La mattina in cui arrivò la lettera, lui era come un uomo dentro un guscio, sordo alle voci nella sua testa che lo chiamavano da un luogo lontano, lo imploravano in nome di vecchie promesse. Studiò la calligrafia sulla busta e gli s'illuminarono gli occhi nel riconoscerla. Ma poi la sua faccia si oscurò e si chiese come una lettera che portava scritto semplicemente TADUNO - ne cognome, ne indirizzo, solo Taduno - avesse potuto raggiungerlo in un'anomia cittadina straniera. La lettera cambiò il tono della giornata e lui seppe, ancora prima di cominciare a leggerla, che era arrivato il momento di tornare.»



Dopo essere fuggito dal proprio Paese d'origine, la Nigeria, e aver trascorso tre mesi in una lontana terra straniera di cui ignora la lingua, il famoso musicista Taduno riceve una lettera da Lela, la donna che ama. Nessuno, nemmeno Lela, sa dove lui viva attualmente, e il fatto che quella lettera sia riuscita a raggiungerlo risulta quindi inspiegabile. Lela gli fa sapere che nel corso della sua assenza il loro Paese è cambiato, e lo implora di restare dov'è e rifarsi una vita. Ma ottiene l'effetto opposto, e Taduno decide di fare ritorno per scoprire che cosa stia succedendo, senza badare ai rischi che tale gesto comporterà. E così inizia la drammatica ed epica storia di un musicista che a colpi di canzoni dà battaglia a un dittatore sanguinario, reo di aver cancellato la memoria dal suo Paese; una vicenda che, via via che la lettura procede, appare sempre più ispirata alla figura di Fela Kuti, il celebre artista africano che non rinunciò mai al diritto di diffondere la musica che riteneva giusto fare.

Un canto libero è un romanzo che ha le connotazioni e il ritmo della favola, denso di simboli, magia, umorismo, con alcuni tocchi kafkiani. Ma dietro la prosa volutamente elementare si celano un'energia autoriale e un impegno dirompenti, sorretti da un intreccio scorrevolissimo e divertente, oltre che da personaggi incisivi, difficili da dimenticare.

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