Bartleby lo scrivano di Herman Melville
Bartleby lo scrivano, tra i più bei
racconti dell'epoca moderna, parla di uno scrivano che rivendica l'ozio e il
silenzio, contro tutte le pressioni dell'utilitarismo americano. Imitato,
meditato e tradotto da alcuni dei massimi scrittori contemporanei, come Borges,
Beckett, Leiris, Perec, Calvino, è anche una parabola sul lavoro di scrivere
destinata a sconvolgere molte idee.
Il nero del Narciso di Joseph Conrad
La traversata del veliero
"Narciso" inizia tranquilla, ma ben presto si scopre che Jimmy, un
marinaio di colore, ha una malattia terminale ai polmoni che lo rende del tutto
incapace di lavorare. La sua malattia peggiora giorno dopo giorno, così come il
tempo e il mare peggiorano con l'approssimarsi della nave al Capo di Buona
Speranza. Quando la tempesta si scatena in tutta la sua violenza, le condizioni
di Jimmy si aggravano. Ma la tempesta non è soltanto sul mare, ma anche nel
cuore degli uomini... Secondo la critica più autorevole, il romanzo è
un'allegoria sul tema della solidarietà e dell'isolamento, con il microcosmo
della nave a rappresentare una versione in scala ridotta della società umana.
Murphy di Samuel Beckett
Il personaggio di Murphy è modellato
su una matrice esplicitamente autobiografica. Dublinese, trapiantato a Londra,
erudito e ironico, incapace di prendere decisioni anche minime riguardanti la
sua vita, Murphy trova il suo passatempo preferito nel librarsi oltre i limiti
corporei e abbandonarsi a riflessioni squisitamente interiori. Murphy è
soprattutto qualcuno che si lega a una sedia a dondolo e oscilla beato nel suo
solipsismo.
Cento di
questi sogni : viaggio tra i generi letterari, a cura di Pierantonio Pardi
Come si può ricordare Centuria
di Giorgio Manganelli, persona gentile e schiva che ha attraversato il
novecento letterario con profondità e leggerezza, fuori da ogni accademia ma
dentro la materia letteraria? Questo testo è un affettuoso ricordo e omaggio a Centuria e ripropone al lettore un
viaggio tra i classici della letteratura italiana e straniera che parte dai
romanzi d’amore e attraversa la fiaba, il mito, il giallo, il fantasy, il
comico, lo splatter.
Come è noto il Lettore Supremo precipitava dal sommo di un
grattacielo, e man mano che transitava di fronte alle finestre, il lettore di
ciascun piano leggeva la riga destinatagli, a voce forte e chiara. “E’ necessario – notava Manganelli - che il numero dei piani corrisponda a quello
delle righe, e non vi siano equivoci tra ammezzato e primo piano, che
potrebbero causare un imbarazzante silenzio
prima dello schianto.” Ovviamente il grattacielo avrebbe dovuto avere il
medesimo numero di piani delle righe del testo da leggere. In Cento
di questi sogni, invece, il Lettore Supremo guiderà i lettori su per un
grattacielo di venticinque piani e a ogni piano, in una stanza, si potranno
leggere i quattro racconti relativi ai vari generi, s’incontreranno personaggi
buffi e improbabili, ma soprattutto si potrà curiosare nelle biblioteche di cui
ogni stanza è fornita alla ricerca dei libri di cui, forse, si era persa la
memoria. E sulla porta di ogni stanza,
in epigrafe, una poesia introdurrà il genere in questione. Insomma un viaggio
in verticale, una vertigine cartacea che produrrà sogni di ogni genere, e farà
assaporare piaceri smarriti e sommersi, gustandone però anche di nuovi..
Ah,
l'America! : un'esplicita allegoria di Giorgio Manganelli
In questo
breve quanto denso resoconto dall'Argentina, ancora inedito, tutta la potenza
della lingua di Giorgio Manganelli scardina il viaggio da Baedeker, per
restituirci una Buenos Aires, caratterizzata da una doppia diversità; rispetto
ai suoi fondatori europei, e rispetto alla presenza autologa. Più di un non-luogo,
un luogo allogenico che trova una possibilità di comunicazione nel
suo idioletto, il Lunfardo, il linguaggio che parla il popolo e che
fornisce un radicamento alla sua identità altrimenti evanescente, e che in
certo modo, tempera la sostanziale impossibilità di conoscere a pieno la realtà
e se stessi. Il testo arricchito dal saggio di Giampaolo Vincenzi, dalla
postfazione di Giulia Marchina e da uno scritto della figlia, Lietta
Manganelli, e da altro materiale, è ora a disposizione dei lettori e degli appassionati
di Giorgio Manganelli.
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