La battaglia di Algeri di Gillo
Pontecorvo
Un film storico da rivedere per comprendere problematiche ancora attuali.
“La Battaglia di Algeri” parla della guerra d’indipendenza algerina, condotta
dal Fronte di Liberazione Nazionale e dal suo esercito. Pose fine al tentativo
della Francia di mantenere in forme nuove il proprio impero coloniale,
determinò il crollo della IV repubblica e aprì – per entrambi i paesi – una
nemesi storica non ancora conclusa. Il film - che suscitò polemiche e dibattiti
di natura politica (in Francia fu vietato fino al 1971) - vinse il Leone d’Oro
alla 27ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E’ stato
selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Il film nacque nel 1965 su
proposta di Yacef Saadi, uno dei capi militari dell’FLN ad Algeri, che ne fu
anche produttore. Pontecorvo riuscì a imprimere al film l’effetto drammatico e
documentaristico di un cinegiornale, non solo girandolo in bianco e nero e con
una cinepresa da 16mm, ma sgranando l’immagine, specialmente in alcune scene.
Tranne Jean Martin (nel ruolo del Col. Mathieu), tutti gli altri sono attori
non professionisti. Il regista ha collaborato direttamente anche alla
sceneggiatura, con Franco Solinas, e alle musiche, con Ennio Morricone.
Algeri, 7 ottobre 1957. I parà del colonnello Mathieu circondano il
nascondiglio dell'unico superstite del Fronte di Liberazione Nazionale
algerino, Alì La Pointe. Questi, in attesa della morte, ripercorre con la
memoria gli avvenimenti nei quali, da sfruttatore di donne e pregiudicato
comune, è maturato in uomo cosciente del suo diritto alla libertà. Tre anni
prima la lotta era cominciata liberando la Casbah dai germi della malavita per
fare della cittadella araba la roccaforte della rivoluzione: poi era esplosa
con scontri individuali ed azioni terroristiche che avevano provocato reazioni
da parte della popolazione francese. Nel gennaio del '57 erano giunti il
colonnello Mathieu ed i paracadutisti che, con un'azione militare e poliziesca
non priva d'intelligente organizzazione e non aliena da sistemi di tortura,
avevano progressivamente smantellato l'organizzazione algerina e individuato il
nascondiglio di La Pointe. Morto Alì La Pointe, la rivoluzione appare sedata. Ma,
se la battaglia di Algeri fu una battaglia persa da un punto di vista
prettamente militare, fu anche una grandissima vittoria nella guerra di
liberazione delle coscienze: nel
dicembre del '60 tutto ricomincia quasi per incanto e due anni dopo l'Algeria
ottiene l'indipendenza.
Il film rappresenta con obiettività la strategia dei repressori e lo sdegno
degli europei vittime degli attentati terroristici, né tace il passato di
delinquente dell’eroe algerino Alì La Pointe. Nel film non ci sono “buoni” e
“cattivi”; eppure, proprio per questo, c’è un’alta tensione morale. Tortura,
esecuzioni, terrorismo sono raccontati come cruda cronaca, sia dal punto di
vista degli autori sia da quello delle vittime, segnalando allo spettatore che
la verità e la comprensione storica rappresentano un ampliamento di coscienza,
e sono perciò eticamente superiori al pregiudizio ideologico o moralistico.
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