Magari domani resto
di Lorenzo Marone
Chiamarsi
Luce non è affatto semplice, specie se di carattere non sei sempre solare. Peggio
ancora se di cognome fai Di Notte, uno dei tanti scherzi di quello scombinato
di tuo padre, scappato di casa senza un perché. Se poi abiti a Napoli nei
Quartieri Spagnoli e ogni giorno andare al lavoro in Vespa è un terno al lotto,
se sei un avvocato con laurea a pieni voti ma in ufficio ti affidano solo
scartoffie e se hai un rottame di famiglia, ci sta che ogni tanto ti arraggi un
po’. Capelli corti alla maschiaccio, jeans e anfibi, Luce è una giovane onesta
e combattiva, rimasta bloccata in una realtà composta da una madre bigotta
e infelice, da un fratello fuggito al Nord, da un amore per un bastardo Peter
Pan e da un lavoro insoddisfacente. Come conforto, solo le passeggiate con il
suo cane e le chiacchiere con l’anziano vicino don Vittorio, un musicista
filosofo in sedia a rotelle. Finché, un giorno, a Luce viene assegnata una
causa per l’affidamento di un minore. All’improvviso, nella sua vita entrano un
bambino molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha
intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma è forse
l’occasione per mettere ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio:
andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito
l’impulso di prendere il volo, o magari restare, trovando la felicità nel suo
piccolo pezzettino di mondo?
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