Benedetti
da Parker di Alessandro Agostinelli
È un mondo maledetto quello che ha
concepito, cresciuto e qualche volta accompagnato alla morte i grandi artisti.
È il mondo che ha visto nascere e morire i sogni di individui che cercavano se
stessi dentro un assolo, con la forza rabbiosa di chi non ha nulla da perdere,
mentre cambiavano per sempre il linguaggio musicale. È il mondo in cui ha
camminato anche Dean Benedetti, partito dallo Utah per cercare fortuna con il
suo sax. Passando per il Nevada e poi approdando a Los Angeles, ha vissuto ai
margini e registrato in presa diretta la nascita del bebop con Charlie Parker:
è l’incontro della vita, è ossessione pura quella per Bird. Finché, per
sottrarsi alla giustizia americana, il “negro bianco” è costretto ad
attraversare l’enorme mare in senso contrario. Non un viaggio verso il futuro o
la speranza, ma dentro l’immobilità e l’amarezza. Meta finale: Torre del Lago,
il paesino di suo padre e di Giacomo Puccini, tra gli amici al bar, le partite
a dama e gli aspiranti musicisti che sognano l’America sulle note di 78 giri solcati
come canyon. Nei due diversi continenti, le vite di Parker e Benedetti si
bruciano alla stessa velocità. A trentaquattro anni. Acuto, beffardo e
malinconico, il romanzo di Alessandro Agostinelli racconta di un piccolo grande
uomo del jazz, con pagine sincopate e ritmiche in cui la musica è la colonna
sonora di una vicenda umana universale.
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