Le vene
aperte dell'America latina di Eduardo Galeano
Conosco di persona
Edoardo Galeano: è capace di produrre, senza sforzo apparente, un flusso
interminabile di storie. È questo talento quasi soprannaturale nel raccontare a
rendere così facile la lettura di questa specie di romanzo di pirati, come lui
stesso lo ha definito una volta, persino per le persone che hanno meno
dimestichezza con le questioni politiche ed economiche. Il libro scorre con la
grazia di una novella ed è impossibile posarlo. Galeano denuncia lo
sfruttamento con inflessibile ferocia, eppure il suo libro è quasi poetico
nelle descrizioni che da della solidarietà e della capacità umana di
sopravvivere alle più atroci depredazioni. C'è una forza misteriosa nella
narrazione di Galeano. Usa la sua arte per introdursi nella privacy della mente
del lettore, persuaderlo a leggere e continuare fino alla fine, a soccombere al
fascino della sua scrittura e al vigore del suo idealismo. Le grandi opere
letterarie come questa svegliano la coscienza, riuniscono le persone,
interpretano, spiegano, denunciano, documentano e provocano cambiamenti.
Dalla prefazione di Isabel Allende
Vite di
riserva di Sandro Onofri
In questo libro si conosce il destino miserabile degli
indiani d'America, oggi detti, nativi, che l'autore va a visitare nelle
squallide porzioni di terra loro concesse dal governo degli Stati Uniti, le
riserve, appunto, e ritrae nell'atto di rimandare a domani il loro ultimo
respiro. Questo libro è il sopralluogo nella loro agonia, agonia di una cultura
oltre che di un popolo, ancora più vergognosa perché artificialmente prolungata
dall'accanimento conservativo con cui i visi pallidi continuano ad alimentare
il mito costruito attorno ai pellirossa dopo averli sterminati.
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