Voci del
popolo americano : dalle rivolte dei primi schiavi alla guerra al terrorismo di Howard Zinn e
Anthony Arnove
Esiste la Storia ufficiale, scritta dai vincitori, filtrata
da chi detiene il potere, manipolata da chi possiede giornali e tv. Esistono,
poi, le storie dei ribelli e dei vinti. Sono come bombe pronte a brillare da un
momento all’altro di quella Storia, ma non sterminano le masse: le smuovono,
riscrivono sottotraccia il destino dei popoli, rinfocolano la speranza di
lottare per i propri diritti e la propria umanità. Howard Zinn e Anthony Arnove
le hanno raccolte sotto forma di lettere, canzoni, testimonianze dirette in
un’opera imponente, che riscrive la storia degli Stati Uniti «dal basso». Dalla
resistenza dei nativi alla conquista dell’Ovest fino al secondo, discusso
mandato di Barack Obama, questa storia americana è costellata di preghiere, di
petizioni, di dichiarazioni-manifesto, di piccoli e grandi scritti di
resistenza: le lettere dei primi schiavi neri, condotti nel Seicento in
Virginia per servire i coloni bianchi; i discorsi del grande abolizionista
Frederick Douglass; l’ultimo appello alla giuria di Arturo Giovannitti, uno dei
tanti wobblies che sostennero gli operai tessili in sciopero nel 1912; le
parole rassicuranti di Martin Luther King e quelle travolgenti di Malcolm X; i
resoconti terribili di Hiroshima e del Vietnam; la richiesta di pace avanzata
dai familiari delle vittime dell’11 settembre; le ballate di Woody Guthrie e di
Bruce Springsteen. Sono solo alcune delle numerose voci che raccontano, in
prima persona, cosa è davvero accaduto in più di quattro secoli di storia
americana, e documentano come, nella costruzione di un grande paese
democratico, troppe volte sia stato messo a tacere il dissenso popolare.
Quello di Zinn e Arnove è un libro polifonico: voci ora
dissonanti, ora armoniche chiedono di essere ascoltate e capite, perché i sacrifici
di molti non siano dimenticati per la gloria di pochi, e perché le presunte
verità di cui si fa garante e custode la storiografia tradizionale abbiano
finalmente il loro controcanto.
My Lai Vietnam
di Seymour Hersh
Vietnam del Sud, 16 marzo 1968. Per la Compagnia Charlie
dell'esercito USA avrebbe dovuto essere una normale operazione militare, ma
quattro ore dopo è ormai diventata una carneficina di civili inermi. Lungo le
strade del piccolo villaggio di My Lai, centinaia di corpi di uomini, donne e
bambini giacciono senza vita. Sono stati trucidati dagli uomini del capitano
Ernest Medina. Incredibilmente, nonostante i rapporti di alcuni testimoni
oculari, la strage viene occultata dai vertici dell'esercito. Ci vorrà più di
un anno prima che un reduce riesca a far ascoltare la propria voce e, con
l'aiuto dell'autore, a denunciare un crimine di guerra che porterà davanti alla
Corte Marziale il capitano e alcuni degli uomini che parteciparono alla
carneficina.
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