martedì 30 maggio 2017

Pasionaria e i sette nani di Manuel Vazquez Montalban
Dolores Ibárruri Gómez detta Pasionaria (1895 –1989) è stata una politica, attivista e antifascista spagnola, già segretaria generale e poi presidente del PCE, membro del parlamento spagnolo prima della dittatura franchista e dopo il ritorno della Spagna alla democrazia. La vicenda biografica di Dolores Ibárruri non presenta misteri, e tanto meno quella simbolica: è la bandiera del comunismo spagnolo della prima metà del secolo, sullo sfondo di quella guerra civile che segna la coscienza europea e che lei attraversa d'impeto, fra folle che l'ascoltano, galere e trincea. Alta e diritta, gli occhi nerissimi nel viso affilato, i neri capelli raccolti sulla nuca, sempre vestita di nero.
"Molti elementi hanno contribuito a costruire quello che è l'unico mito femminile di tutta la mitologia comunista", dice Montalban. "C' è il fatto che Pasionaria è un leader di origine proletaria, incarna cioè il prodigio dell' intellettuale organico della classe operaia. Altre donne dirigenti come Rosa Luxemburg e Aleksandra Kollontaj sono di origine intellettuale. Lei è la poverissima figlia di un minatore e moglie di un minatore ... Ma soprattutto è una donna che infrange lo stereotipo femminile di quegli anni, confinato nello slogan "Chiesa, cucina e letto", idealizzato da Franco nella figura della propria madre. Gli uomini non sono stati capaci di accettare questo come un fatto normale: proprio loro, sia i suoi compagni che i suoi nemici hanno contribuito alla creazione del mito. Gli uni la esaltano come la Madre, ne fanno il simbolo della terra di Spagna. Poeti come Rafael Alberti e Miguel Hernandez le dedicano le loro liriche. Gli altri creano il mito contrario della puttana sanguinaria".






Ditemi com'è un albero : memorie della prigione e della vita di Marcos Ana
Sopravvissuto alla prigionia grazie alla poesia, mito lirico dell'antifranchismo, Fernando Macarro Castillo in arte Marcos Ana, cantore galeotto, è la straordinaria voce e memoria storica delle atrocità che il popolo spagnolo subì durante il regime. Imprigionato nel 1939 a soli diciannove anni, condannato a morte due volte, torturato, fu liberato da quel carcere nel 1961. Impossibile non farsi catturare dal racconto della sua vita, dalle struggenti pagine di questa autobiografia romantica, elegiaca, collettiva. Magistrale lezione umana di passione sconfinata per un'esistenza trafugata, carpita, impedita. Ana con il linguaggio delle vittime innocenti quasi sussurra il suo calvario, ma quelle parole deflagrano dalla pagina scritta, pallottole mirate al cuore. Pensieri e versi da quei luoghi impossibili, privato della sua gioventù, dell'odore di mondo, dell'ebbrezza dell'amore che conosceva solo per sentito dire e che assaporerà a quarantuno anni baciando una prostituta. Si può togliere tutto a un uomo, ma non la dignità. E quei criminali che torturavano e asfissiavano Ana e i suoi compagni convinti di privarli del decoro, al contrario li hanno innalzati e li hanno resi titanici. "Ditemi com'è un albero. Ditemi com'è la giustizia…l'amore. Conosco solo la dignità".

Memorie di una principessa etiope di Martha Nasibu
Figlia del degiac Zamanuel Nasibù, Martha nacque nel 1931 quando la famiglia era al suo splendore: il palazzo spiccava nel centro di Addis Abeba, circondato da un parco di cinquantamila metri quadrati, con alberi e piante ornamentali fatti giungere da ogni parte del globo. Ottanta maggiordomi, domestici, cuochi e giardinieri provvedevano alla cura della casa e alle necessità della famiglia per cui tutto si tingeva di prodigioso e di fiabesco. Fino a che, nel 1935, le truppe del Duce invasero l'Etiopia da nord a sud, senza alcuna dichiarazione di guerra e segnando la fine dell'antica civiltà coptortodossa. Martha, ora pittrice a Perpignan, racconta la storia della sua famiglia in questo libro.


Plotone chimico : cronache abissine di una generazione scomoda di Alessandro Boaglio
In queste preziosissime memorie sul colonialismo italiano in Etiopia e in particolare sulla strage di Zeret, al rigore della testimonianza storica si intrecciano la pietà e l'amore per un popolo e un paese che hanno lasciato il segno nell'animo del soldato italiano Alessandro Boaglio. La società e la cultura indigene vengono viste con gli occhi di chi tornato in patria ricorda, rivive e rivede in chiave diversa comportamenti, azioni e stragi efferate delle quali l'autore è stato protagonista, essendo partito per l'impero come sergente maggiore di un reparto chimico.

A un passo dalla forca : atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini di Angelo Del Boca
La conquista italiana della "quarta sponda" è costata alle popolazioni della Libia, nell'arco di vent'anni, centomila morti. Un numero enorme di vittime, se si pensa che il Paese contava, al momento dell'invasione, appena ottocentomila abitanti. Dunque un libico su otto ha perso la vita - nei combattimenti, nei lager infernali della Sirtica, nei penitenziari italiani, o appeso alla forca - nel tentativo disperato di difendere la propria patria. Sinora si conosceva il dramma del popolo libico essenzialmente da libri redatti in base a documenti di fonte italiana ed europea, a volte incompleti e spesso poco imparziali. Nel 2006 Angelo Del Boca ha avuto l'opportunità di poter consultare un documento di cui si ignorava l'esistenza: le memorie di Mohamed Fekini, capo della tribù dei Rogebàn, uno dei più irriducibili oppositori della dominazione italiana. A uno storico italiano si prospettava così l'occasione di studiare il pensiero, i sentimenti, le strategie politiche e le trame degli "altri" e, nello stesso tempo, di mettere a confronto le due versioni dei fatti.


Fanshen : un villaggio cinese nella rivoluzione di William Hinton

Prezioso reportage storico: uno dei migliori esempi del giornalismo americano. La partecipazione delle masse contadine al futuro della Nuova Cina alla fine degli anni '40.

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