Pasionaria
e i sette nani di Manuel Vazquez Montalban
Dolores Ibárruri Gómez detta Pasionaria (1895 –1989) è stata
una politica, attivista e antifascista spagnola, già segretaria generale e poi
presidente del PCE, membro del parlamento spagnolo prima della dittatura
franchista e dopo il ritorno della Spagna alla democrazia. La vicenda
biografica di Dolores Ibárruri non presenta misteri, e tanto meno quella
simbolica: è la bandiera del comunismo spagnolo della prima metà del secolo,
sullo sfondo di quella guerra civile che segna la coscienza europea e che lei attraversa
d'impeto, fra folle che l'ascoltano, galere e trincea. Alta e diritta, gli
occhi nerissimi nel viso affilato, i neri capelli raccolti sulla nuca, sempre
vestita di nero.
"Molti elementi
hanno contribuito a costruire quello che è l'unico mito femminile di tutta la
mitologia comunista", dice Montalban. "C' è il
fatto che Pasionaria è un leader di origine proletaria, incarna cioè il
prodigio dell' intellettuale organico della classe operaia. Altre donne
dirigenti come Rosa Luxemburg e Aleksandra Kollontaj sono di origine
intellettuale. Lei è la poverissima figlia di un minatore e moglie di un
minatore ... Ma soprattutto è una donna che infrange lo stereotipo femminile di
quegli anni, confinato nello slogan "Chiesa, cucina e letto", idealizzato
da Franco nella figura della propria madre. Gli uomini non sono stati capaci di
accettare questo come un fatto normale: proprio loro, sia i suoi compagni che i
suoi nemici hanno contribuito alla creazione del mito. Gli uni la esaltano come
la Madre, ne fanno il simbolo della terra di Spagna. Poeti come Rafael Alberti
e Miguel Hernandez le dedicano le loro liriche. Gli altri creano il mito
contrario della puttana sanguinaria".
Ditemi com'è un
albero : memorie della prigione e della vita di Marcos Ana
Sopravvissuto alla prigionia grazie alla poesia, mito lirico
dell'antifranchismo, Fernando Macarro Castillo in arte Marcos Ana, cantore
galeotto, è la straordinaria voce e memoria storica delle atrocità che il
popolo spagnolo subì durante il regime. Imprigionato nel 1939 a soli diciannove
anni, condannato a morte due volte, torturato, fu liberato da quel carcere nel
1961. Impossibile non farsi catturare dal racconto della sua vita, dalle
struggenti pagine di questa autobiografia romantica, elegiaca, collettiva. Magistrale
lezione umana di passione sconfinata per un'esistenza trafugata, carpita,
impedita. Ana con il linguaggio delle vittime innocenti quasi sussurra il suo
calvario, ma quelle parole deflagrano dalla pagina scritta, pallottole mirate
al cuore. Pensieri e versi da quei luoghi impossibili, privato della sua
gioventù, dell'odore di mondo, dell'ebbrezza dell'amore che conosceva solo per
sentito dire e che assaporerà a quarantuno anni baciando una prostituta. Si può
togliere tutto a un uomo, ma non la dignità. E quei criminali che torturavano e
asfissiavano Ana e i suoi compagni convinti di privarli del decoro, al
contrario li hanno innalzati e li hanno resi titanici. "Ditemi com'è un albero. Ditemi com'è la giustizia…l'amore.
Conosco solo la dignità".
Memorie
di una principessa etiope di Martha Nasibu
Figlia del degiac Zamanuel Nasibù,
Martha nacque nel 1931 quando la famiglia era al suo splendore: il palazzo
spiccava nel centro di Addis Abeba, circondato da un parco di cinquantamila
metri quadrati, con alberi e piante ornamentali fatti giungere da ogni parte
del globo. Ottanta maggiordomi, domestici, cuochi e giardinieri provvedevano
alla cura della casa e alle necessità della famiglia per cui tutto si tingeva
di prodigioso e di fiabesco. Fino a che, nel 1935, le truppe del Duce invasero
l'Etiopia da nord a sud, senza alcuna dichiarazione di guerra e segnando la
fine dell'antica civiltà coptortodossa. Martha, ora pittrice a Perpignan,
racconta la storia della sua famiglia in questo libro.
Plotone
chimico : cronache abissine di una generazione scomoda di Alessandro Boaglio
In queste preziosissime memorie sul
colonialismo italiano in Etiopia e in particolare sulla strage di Zeret, al
rigore della testimonianza storica si intrecciano la pietà e l'amore per un
popolo e un paese che hanno lasciato il segno nell'animo del soldato italiano
Alessandro Boaglio. La società e la cultura indigene vengono viste con gli
occhi di chi tornato in patria ricorda, rivive e rivede in chiave diversa
comportamenti, azioni e stragi efferate delle quali l'autore è stato
protagonista, essendo partito per l'impero come sergente maggiore di un reparto
chimico.
A un
passo dalla forca : atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia
nelle memorie del patriota Mohamed Fekini di Angelo Del Boca
La conquista italiana della
"quarta sponda" è costata alle popolazioni della Libia, nell'arco di
vent'anni, centomila morti. Un numero enorme di vittime, se si pensa che il
Paese contava, al momento dell'invasione, appena ottocentomila abitanti. Dunque
un libico su otto ha perso la vita - nei combattimenti, nei lager infernali
della Sirtica, nei penitenziari italiani, o appeso alla forca - nel tentativo
disperato di difendere la propria patria. Sinora si conosceva il dramma del
popolo libico essenzialmente da libri redatti in base a documenti di fonte
italiana ed europea, a volte incompleti e spesso poco imparziali. Nel 2006
Angelo Del Boca ha avuto l'opportunità di poter consultare un documento di cui
si ignorava l'esistenza: le memorie di Mohamed Fekini, capo della tribù dei
Rogebàn, uno dei più irriducibili oppositori della dominazione italiana. A uno
storico italiano si prospettava così l'occasione di studiare il pensiero, i
sentimenti, le strategie politiche e le trame degli "altri" e, nello
stesso tempo, di mettere a confronto le due versioni dei fatti.
Fanshen :
un villaggio cinese nella rivoluzione di William Hinton
Prezioso reportage storico: uno dei migliori esempi del
giornalismo americano. La partecipazione delle masse contadine al futuro della
Nuova Cina alla fine degli anni '40.
Nessun commento:
Posta un commento