mercoledì 31 maggio 2017

Un'educazione milanese : il romanzo di una città e di una generazione di Alberto Rollo

In parte memoir, romanzo di formazione, ma anche documento di un’epoca, lo strano ibrido scritto da Alberto Rollo in realtà mira sì al racconto autobiografico, ma dentro il sentimento di una città che diventa luogo identitario e fondale storico di un’epoca e di una generazione.  L’aneddotica dei racconti del parentado inizia nel cuore di una famiglia operaia e socialista degli anni ‘50,tra classe operaia e borghesia non c’è rapporto, “la condizione di impiegato era già considerata un tradimento”, il lavoro, il fare, è invece una condizione assoluta dello spirito e identità di classe nelle officine. … “le fabbriche erano i veri monumenti della città”, e la Guzzi di suo padre sfrecciava “sul ponte di Greco, sul ponte della Ghisolfa” diventando a posteriori modernariato mitologico. Rollo compie non solo una topografia di luoghi, ma mette insieme oggetti e reperti, innestando nella narrazione anche elementi sociologici, racconta miti e riti diversi di una società rigidamente classista. C’è un filo sottile che lega la generazione del padre con quella del figlio del protagonista, che forse è anche il confine che divide le due parti del libro, i funerali di Giangiacomo Feltrinelli, fondatore della casa editrice dove l’autore lavorerà come editor più tardi e per molti anni. Nel documentario girato da Bellocchio il 28 Marzo 1982, si vede la faccia del genitore “che, a pugno alzato, cantava Bandiera rossa”, il conio di una comune appartenenza di classe. Quando arriveranno prima il Sessantotto, poi gli anni settanta, l’educazione milanese alla quale allude il titolo incrocerà la storia di quelli come lui che avevano guardato il mondo “con occhi diversi”, una generazione “che preferiva morire invece che invecchiare”; allora il protagonista uscirà dalla sua classe di provenienza superando la linea d’ombra della giovinezza in una tempesta di sollecitazioni, sospeso tra “aristocrazia proletaria e borghesia ribelle”, incontrando l’amico del cuore Marco, una sorta di coscienza critica e fil rouge della memoria, Adriana, Paolo, Grazia, tutti gli altri ragazzi, la foto di gruppo di un momento e di un’epoca, il cinema d’essai e il teatro ribelle del Living, Jannacci e I Gufi, i Pugni in tasca e Lou Castel,  il sound dei Doors dove “c’è il fuoco” di The end. Poi i libri, Fortini, Fo, Testori, il magistero militante di Goffredo Fofi. Il libro si chiude all’inizio del 1979, in pieni anni di piombo, il grande freddo gela troppo presto i sogni, ma era una cesura annunciata molto prima, “ferite anticipate, futuro già bruciato, sogni dispersi”, come scrive l’autore.


Narrato con partecipazione emotiva e sguardo onesto, Alberto Rollo fa i conti con la propria storia mettendo insieme i tanti pezzi di una memoria problematica e di una materia ancora incandescente, dentro il cuore pulsante della città più metropolitana d’Italia, dove “la bellezza cerca di diventare ricchezza”.              L’Indice - Angelo Ferracuti

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