Un'educazione milanese : il romanzo di una città e di una
generazione di Alberto Rollo
In parte memoir, romanzo di
formazione, ma anche documento di un’epoca, lo strano ibrido scritto da Alberto
Rollo in realtà mira sì al racconto autobiografico, ma dentro il sentimento di una città che diventa luogo identitario e
fondale storico di un’epoca e di una generazione. L’aneddotica dei
racconti del parentado inizia nel cuore
di una famiglia operaia e socialista degli anni ‘50, … tra classe
operaia e borghesia non c’è rapporto, “la condizione di impiegato era già
considerata un tradimento”, il lavoro, il fare, è invece una condizione
assoluta dello spirito e identità di classe nelle officine. … “le fabbriche
erano i veri monumenti della città”, e la
Guzzi di suo padre sfrecciava “sul ponte di Greco, sul ponte della Ghisolfa”
diventando a posteriori modernariato mitologico. Rollo compie non solo una
topografia di luoghi, ma mette insieme oggetti e reperti, innestando nella
narrazione anche elementi sociologici, racconta miti e riti diversi di una
società rigidamente classista. C’è un filo sottile che lega la generazione del
padre con quella del figlio del protagonista, che forse è anche il confine che
divide le due parti del libro, i
funerali di Giangiacomo Feltrinelli, fondatore della casa editrice dove
l’autore lavorerà come editor più tardi e per molti anni. Nel documentario
girato da Bellocchio il 28 Marzo 1982, si vede la faccia del genitore “che, a
pugno alzato, cantava Bandiera rossa”, il conio di una comune
appartenenza di classe. Quando arriveranno prima il Sessantotto, poi gli anni
settanta, l’educazione milanese alla quale allude il titolo incrocerà la storia
di quelli come lui che avevano guardato il mondo “con occhi diversi”, una
generazione “che preferiva morire invece che invecchiare”; allora il
protagonista uscirà dalla sua classe di provenienza superando la linea d’ombra
della giovinezza in una tempesta di sollecitazioni, sospeso tra “aristocrazia
proletaria e borghesia ribelle”, incontrando l’amico del cuore Marco, una sorta
di coscienza critica e fil rouge della memoria, Adriana, Paolo, Grazia,
tutti gli altri ragazzi, la foto di gruppo di un momento e di un’epoca, il
cinema d’essai e il teatro ribelle del Living, Jannacci e I Gufi, i Pugni
in tasca e Lou Castel, il sound dei Doors dove “c’è il fuoco” di The
end. Poi i libri, Fortini, Fo, Testori, il magistero militante di Goffredo
Fofi. Il libro si chiude all’inizio del 1979, in pieni anni di piombo, il
grande freddo gela troppo presto i sogni, ma era una cesura annunciata molto
prima, “ferite anticipate, futuro già bruciato, sogni dispersi”, come scrive
l’autore.
Narrato con partecipazione emotiva e
sguardo onesto, Alberto Rollo fa i conti con la propria storia mettendo insieme
i tanti pezzi di una memoria problematica e di una materia ancora
incandescente, dentro il cuore pulsante
della città più metropolitana d’Italia, dove “la bellezza cerca di
diventare ricchezza”. L’Indice - Angelo Ferracuti
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