Il
sentiero della speranza di Dominique Manotti
Al Sentier, un quartiere parigino di immigrazione turca, è in
corso uno sciopero dei lavoratori stranieri: chiedono il permesso di soggiorno
e il libretto di lavoro. In un laboratorio clandestino di confezioni, viene
rinvenuto il cadavere di una baby prostituta thailandese. Durante il
sopralluogo, i due poliziotti che s’incaricano dell’inchiesta scoprono tracce
di eroina. Questo connette l’omicidio al lavoro della squadra speciale del
commissario Daquin, che indaga su una «rete turca» in seguito alla soffiata
della polizia tedesca. La droga turca è nelle mani dell’estrema destra e
rientra nei ramificati contatti di questa in quel marasma politico della
regione tra Anatolia Iran Iraq... Siamo negli anni Ottanta del Novecento, agli
inizi dell’ondata migratoria, quando nuovi eventi in quella parte del mondo si
preparano a rovesciare la storia. Ma «una piccola prostituta thailandese
strozzata e nuda non casca dal cielo in un laboratorio del Sentier». Così
Daquin trova la pista che può portarlo in alto, verso traffici internazionali,
dove tutto, dalla droga ai bambini alle armi alle guerre, si scambia e, come una piramide rovesciata che tocca il vertice
di un’altra piramide, s’incontra col mondo degli affari onesti. E in quel punto
di contatto, il poliziotto scova una donna inquietante. Le inchieste del
commissario Daquin, poliziotto omosessuale senza complessi, sofisticato e
deciso, mettono in luce un universo criminoso stratificato, realisticamente una
rete più che una gerarchia, che unisce criminali di strada, vittime e violenti,
viziosi, colletti bianchi, poliziotti corrotti e doppiopetti. La creatrice
della serie, la francese Dominique Manotti, economista di professione, ha
composto con i suoi polizieschi una specie di antiepopea del capitalismo che
letterariamente denuda tutti gli inghippi attuali: la finanziarizzazione
dell’economia; il tritacarne della globalizzazione; il brodo impurificabile di
mercati neri ed economie sane, e di pace e guerre; il cinismo dei governi; la
complicità dei corpi separati dello stato. Nel suo stile scabro che guarda con
gli occhi dell’investigatore, scrive gialli al servizio del pensiero critico.
Ma capaci di fare respirare al lettore le atmosfere umane e ambientali, secondo
la grande tradizione del polar francese.
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