venerdì 25 agosto 2017

Democracy di Joan Didion

La maestra del new journalism, Joan Didion, è anche una straordinaria romanziera, le cui opere molto sono debitrici verso quella forma di giornalismo che, insieme a Truman Capote e Tom Wolfe, l’ha resa grande. E la sua opera migliore in tal senso resta proprio Democracy; il romanzo uscì nel 1984, ma il tema affrontato è quanto mai attuale: vite in apparenza felici mentre la guerra resta (forse) lontana.


Nel libro è raccontato l’intreccio tra le parabole esistenziali dei diversi protagonisti e il contesto politico circostante. Harry Victor è un membro influente del Congresso americano che a un certo punto farà il passo più lungo della gamba, presentandosi senza successo alle elezioni presidenziali. Inez è la sua bella moglie, che saltabecca tra i più diversi impegni mondano-umanitari come spesso accade a una first lady in pectore. Jack Lovett è un uomo solitario ed enigmatico che traffica ad altissimo livello in mezzo mondo, muovendo enormi quantità di soldi e armi con  metodi  non  propriamente  leciti.  Inez e Jack vivono da decenni una sotterranea storia d’amore che nulla e nessuno è in grado di arrestare. Da un incontro all’altro possono trascorrere anche degli anni: i loro cuori restano comunque indissolubilmente legati. Ed è l’intero pianeta a punteggiare quegli incontri: Honolulu come Washington, Giacarta come New York. Perché a Joan Didion preme raccontare - lungo un arco temporale che va dall’immediato dopoguerra fino alla metà degli anni 70 - il cambiamento epocale di una politica americana imperialista, preda di un sistema mediatico sempre più cinico e sprovvista ormai della benché minima moralità. Non a caso la storia trova il suo fuoco irradiante nei giorni drammatici della disfatta vietnamita, con l’abbandono precipitoso dell’ambasciata di Saigon. Siamo nel 1975 e quella data segna un punto di non ritorno: non soltanto per una certa idea di politica (e si coglie qui tutta l’ironia del titolo Democracy), ma anche per le vite dei protagonisti. In pochi mesi tutto si sfalda: la vita familiare di Inez e Harry va definitivamente in pezzi; Inez ha deciso di seguire Jack, ma le malefatte dell’uomo vengono a galla negli stessi giorni in cui, all’insaputa del mondo, Jack muore improvvisamente nella piscina di un hotel di Giacarta. Ora Inez è veramente sola e si ritira per sempre a Kuala Lumpur, cercando vanamente di ritessere i fili della propria esistenza. A chi le chiede perché abbia scelto di trascorrere proprio lì il resto dei suoi giorni, risponde con poche, telegrafiche parole: «Colori, umidità, calore, l’aria abbastanza azzurra». Quanto le rimane di una vita solo in apparenza dorata.

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