Primo
Levi e i tedeschi di Martina Mengoni
In Se questo è un uomo, Primo Levi si descrive al cospetto del tedesco
per antonomasia, che compendia tutti i tedeschi: il dottor Pannwitz, che «siede formidabilmente» dietro la sua
«complicata scrivania». Sta per cominciare l'esame di chimica che gli può
valere la sopravvivenza, e Levi dà voce al giudizio, sommario e inevitabile, su
tutto un popolo: «Quello che tutti noi
dei tedeschi pensavamo e dicevamo si percepì in quel momento in modo immediato.
[...] "Gli occhi azzurri e i capelli biondi sono intrinsecamente malvagi.
Nessuna comunicazione possibile"». Nella prefazione di Ist das
ein Mensch?, la traduzione tedesca di Se questo è un uomo,
pubblicata nel 1961, scrisse: «Non posso
dire di capire i tedeschi». Oggi sappiamo che, più tardi e altrove, lontano
da Auschwitz, la comunicazione poté riprendere, e riservò sorprese. Per una
parte consistente della sua vita di scrittore, «capire i tedeschi» – o almeno,
intercettarli, incontrarli, interrogarli – fu per Levi un’esigenza quotidiana e
insieme un potente germe creativo. Levi mise in atto ogni sua capacità
analitica, comunicativa e umana per raggiungere quello scopo. Una serie di
nuovi elementi concorre a dimostrarlo: letture, incontri, confronti privati e
pubblici, e persino il progetto di un intero libro, non realizzato, che
raccogliesse tutte le lettere ricevute dai suoi lettori della Germania Ovest.
Con Nietzsche
sul balcone di Carlos Fuentes
Durante un’afosa notte insonne,
Carlos Fuentes si affaccia alla finestra della sua camera d’albergo e incontra
un personaggio misterioso che, come lui, è uscito sul balcone. Si tratta di
Friedrich Nietzsche, al quale è stato eccezionalmente concesso di tornare sulla
Terra per 24 ore. Attraverso uno scambio serrato di domande e risposte, il
filosofo e lo scrittore intrattengono un dialogo tagliente e indagano il senso
dei movimenti rivoluzionari, parlano di violenza e passione, corruzione,
tradimento, fanatismo, buonsenso e utopia.
Con Nietzsche sul balcone presenta una galleria di personaggi
in precario equilibrio tra delizia e paranoia: due fratelli di sangue nei campi
opposti dello spazio politico, tre fratelli spirituali uniti dalla passione
rivoluzionaria, feroci criminali, uomini qualunque, bambine violentate, donne
fatali, madri ed ermafroditi, in un caleidoscopio di storie dette e ridette e
mentite da ciascun personaggio, tutte vere e tutte false e tutte dolorose –
perché la verità non è mai vera, come la letteratura. Con Nietzsche sul balcone è l’opera ultima di Carlos Fuentes: dichiarazione
di poetica e risultato della più limpida maturità artistica; una delle più alte
espressioni del suo simbolismo barocco e visionario; un estremo soffio
narrativo delicatamente in conversazione con l’acume della filosofia. È il
testamento letterario e spirituale dello scrittore messicano, maestro
indiscusso della letteratura in lingua spagnola del xx secolo .
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